Ha scelto di fare ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere la revoca dell’ordinanza cautelare, Francesco Barachetti, l’imprenditore arrestato il 13 novembre nell’inchiesta della Procura milanese sul caso Lombardia Film Commission e su presunti fondi neri per la Lega. Secondo l’accusa, sarebbe stato Barachetti (ai domiciliari), già citato negli atti come vicino "al mondo della Lega", "il principale artefice di una complessa architettura contrattuale" che, attraverso l’incremento dei costi di una ristrutturazione effettuata solo sulla carta, avrebbe gonfiato il prezzo fino ad 800mila euro del capannone di Cormano (Milano) venduto alla Lombardia Film Commission, ente partecipato dalla Regione, tra il 2017 e il 2018. L’imprenditore, accusato di concorso nel peculato, avrebbe incassato 201mila euro. L’istanza di scarcerazione al Riesame (udienza non ancora fissata) è stata presentata dai legali Matteo Montaruli e Massimo Borghi. Barachetti, come scritto dal gip nell’ordinanza, era in grado "di rapportarsi alla pari" con "esponenti del mondo delle professioni che vantano entrature politiche di prim’ordine", ossia i due revisori contabili della Lega in Parlamento, Alberto Di Rubba, che presiedeva anche la LFC, e Andrea Manzoni, e con Michele Scillieri, commercialista nel cui studio venne registrata la ‘Lega per Salvini premier’. Tutti e tre già ai domiciliari da settembre.
CronacaBaracchetti chiede la scarcerazione