Roberta Rampini
Cronaca

Baranzate, in classe l’80% di stranieri: “Lo Ius scholae sarebbe il minimo”

Luca Elia, sindaco del Comune più multietnico d’Italia: “Sbagliato etichettarli, sono bambini nati qui”

Luca Elia, sindaco di Baranzate

Luca Elia, sindaco di Baranzate

Baranzate (Milano) - “Il dibattito che si è riaperto sul tema della cittadinanza è estremamente attuale. I temi in discussione sono due: dare la cittadinanza ai bambini che hanno frequentato un ciclo scolastico completo, cinque o dieci anni, oppure dare la cittadinanza a chi nasce in Italia. Io sono favorevole a dare la cittadinanza a chi nasce in Italia, ma, per iniziare, non mi dispiacerebbe neanche vedere diventare italiani i bambini che concludono un ciclo scolastico, senza aspettare 18 anni di età. Tanti dei nostri bambini che frequentano la scuola a Baranzate sono nati qui e sono di fatto italiani. È ora che lo siano anche di diritto, al più presto”.

Non ha dubbi Luca Elia, sindaco di Baranzate, il Comune più multietnico d’Italia, con circa 12mila abitanti, di cui più di 4mila di origini straniere, appartenenti a 83 diverse etnie. Lo “Ius scholae“ che sta animando il dibattito politico potrebbe essere un modo per dare la cittadinanza a centinaia di bambini e ragazzi che studiano nelle scuole baranzatesi. L’istituto comprensivo Gianni Rodari ha un tasso di stranieri tra i più alti in Italia, 3 su 4 sono stranieri. In una scuola materna bambini e bambine stranieri rappresentano il 50%, nell’altra l’80%. Nella primaria l’80% e nella scuola media il 75%.

“Come dico sempre non sono stranieri, ma sono bambini e ragazzi – aggiunge Elia –: hanno un nome e cognome straniero perché figli di genitori stranieri ma la stragrande maggioranza è nata in Italia, quindi sono la seconda generazione e possono essere considerati nostri connazionali a tutti gli effetti. Nel caso di bambini e ragazzi albanesi siamo anche alla terza generazione, perché i primi albanesi sono arrivati a Baranzate negli anni Novanta e adesso molti di loro sono anche nonni, quindi nelle nostre scuole ci sono i loro nipoti”.

Il primo cittadino considera dunque lo Ius scholae una forma di “giustizia sociale“, affinché anche chi ha un cognome straniero possa sentirsi uguale a chi ha un cognome italiano. “Pensiamo per esempio a quando bambini di origine straniera devono andare in gita all’estero e non hanno la cittadinanza italiana. Sono penalizzati e questo non lo ritengo giusto. Pensiamo alle opportunità di formazione professionale e occupazionale che avrebbero i ragazzi più grandi se fosse riconosciuta loro la cittadinanza. Se hanno fatto uno o tutti i cicli di scuole da noi, sono uguali agli italiani”.

Ma non solo, Elia fa notare che bambini e ragazzi stranieri conoscono bene l’italiano, ma anche l’inglese o il francese. “Abbiamo progetti di sostegno promossi dagli oratori e da associazioni come La Rotonda in orari extrascolastici ma credo che lo Ius schoale sia un modo per abbattere anche pregiudizi e favorire la vera integrazione”, conclude il sindaco.