Milano, 21 gennaio 2016 - Separarsi dalla Chiesa non è mai stato così veloce e attuale. Per sbattezzarsi basta scaricare dal sito internet di Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) una lettera e inviarla alla parrocchia. Il costo è quello di una raccomandata con ricevuta di ritorno. Nel 2015 sono stati 47.726 i download dei moduli. Un dato record, che ha superato il primato del 2012 (45.797 lettere scaricate). «La maggior parte di accessi si concentra a Roma e nel centro-nord», commenta Adele Orioli, responsabile delle iniziative giuridiche di Uaar. Nel 2014, in Lombardia, secondo le stime fornite dalle diocesi, le rinunce annotate sui registri parrocchiali hanno superato le 500 (più di una al giorno). Un numero destinato a crescere visto l’incremento delle lettere scaricate dal portale di Uaar (nel 2014 se ne contavano “soltanto” 32.611, 13mila in meno rispetto al 2015).
La diocesi di Milano - che comprende anche le province di Monza Brianza, Varese, Lecco, parte di quella di Como e alcuni Comuni delle provincia di Bergamo e Pavia - dall’8 gennaio al 22 dicembre 2015 segnala 24mila nuovi battesimi (contro i 27.901 del 2010) e 237 sbattezzi registrati (335 nel 2010). Bergamo (5.223 nuovi battesimi) e Brescia (6.498) hanno annotato rispettivamente 33 e 41 abbandoni formali della fede solo nel 2014.
"Il fenomeno è in crescita soprattutto tra i giovani, mentre diminuiscono i ricorsi contro il diniego dei preti", spiega Orioli. «Nel 2005 abbiamo seguito 10 ricorsi al Garante, 14 nel 2007 e solo uno nel 2014: sempre meno parroci si oppongono alle richieste di sbattezzo e le pratiche si sono velocizzate». In media bastano due settimane. "Non vanno indicate le motivazioni - precisa la responsabile delle iniziative giuridiche di Uaar -. Basta allegare il documento di identità alla lettera e inviarla alla parrocchia dove è stato celebrato il battesimo. Nel caso in cui non la si conosca ci si può rivolgere a chi ha impartito la cresima". Entro quindici giorni, i parroci sono tenuti a rispondere. A prevederlo è la legge.
Dal settembre 1999, infatti, sbattezzarsi è un diritto. A sancirlo è stato il Garante per la protezione dei dati personali dopo il ricorso sostenuto da Uaar: il battesimo non può essere oggetto di una "bonifica statistica", come chiedevano atei e agnostici razionalisti, e non può essere azzerato in quatto documenta un fatto avvenuto. Il Garante della privacy, però, ha riconosciuto la possibilità di far annotare sui registri la volontà di un fedele di essere sbattezzato, ovvero di non appartenere più alla Chiesa cattolica.
"Non è un rito - sottolinea Orioli - ma la scelta di ottenere il riconoscimento di un diritto civile, quello di non essere più parte della Chiesa. I download di moduli per lo sbattezzo aumentano in corrispondenza di casi eclatanti, come la posizione cattolica sulla vicenda Englaro o sulle unioni civili, o come effetto degli scandali. Ma per molti lo sbattezzo è il ritorno a una scelta negata quando sono stati battezzati da piccoli".