GIULIO MOLA
Cronaca

Silvio Berlusconi, il ricordo di Massimo Moratti: “Sua mamma lavorò con mio padre. Mi chiese di scendere in politica con lui”

Il ricordo dell’ex presidente nerazzurro: “Sul calcio siamo sempre stati due romantici. I successi del suo Milan mi convinsero a prendere l’Inter”

Massimo Moratti e Silvio Berlusconi al Premio Rosa camuna nel 2017

Massimo Moratti e Silvio Berlusconi al Premio Rosa camuna nel 2017

MILANO, 12 giugno 2023 – “Silvio Berlusconi è stato un trascinatore, un passionale, un uomo che ha inciso nella vita di tutti. Diciamo in parte anche nella mia...”. Rivalità, vero, ma anche una strana “complicità“ che invade il campo dell’amicizia vera e propria. Massimo Moratti parla ben volentieri dell’ex Cavaliere, cui era legato da un profondo rapporto di affetto e stima dentro e fuori il campo di gioco.

Presidente, per lei e non solo per lei cosa ha rappresentato la figura di Berlusconi?

"Un po’ quello che è stato per tutta l’Italia: una presenza forte entrata nel quotidiano della gente. Che si fosse d’accordo o meno ha innescato tanti cambiamenti, nell’industria, nella politica, nella televisione e ovviamente anche nel mondo del pallone. Una presenza fortissima, impressiona che non sia più fra noi".

Per lei è stato il rivale di mille battaglie calcistiche. Ma anche una figura carismatica sull’altra sponda del Naviglio che le offriva grandi motivazioni....

"Da un certo punto di vista mi ha pure spronato a fare certi passi, tradotti in sacrifici economici. Mi ricordo quando gli chiesi quanto costasse all’anno allestire una squadra ambiziosa. Mi rispose con una cifra astronomica, quasi non ci credetti ma era tutto vero. E vedendo il suo Milan sudare e vincere tutto venne voglia anche a me. Perciò presi l’Inter".

Che avversario è stato?

"Molto spiritoso e simpatico, e poi leale, sotto tutti i punti di vista. Non ha mai preso posizione contro, ha sempre parlato di Milan e Inter come due squadre di Milano a cui lui teneva, pur essendo di fede rossonera”.

C’è qualche elemento caratteriale di Berlusconi che negli anni ha provato a far suo?

"Siamo stati sempre molto diversi. Lui era molto pignolo nell’organizzazione, io molto meno meno. A Silvio piaceva fare la tattica e partecipare all’evento in prima persona, io preferivo rimanere distante. In questo eravamo differenti ma con la stesso obiettivo, quello di voler rendere felici i tifosi. E di conseguenza noi stessi".

E il Berlusconi imprenditore?

"Gli va riconosciuto di aver inventato un qualcosa che non esisteva nell’ambito della comunicazione, ingigantendola con passione e coraggio in periodi molto difficili. Del resto lo insegna la storia, è nelle difficoltà che Berlusconi è riuscito sempre a tirare fuori il meglio di sé. Anche nei mesi della malattia. Questione di carattere".

Da quando non vi vedevate?

“Non è proprio recente il nostro ultimo incontro. Ci fu una bella premiazione del Rosa Camuna nel 2017".

Ci racconta com’è stata la prima volta in cui vi siete conosciuti?

"Tanti, ma tanti anni fa. Vivevo ancora mio padre, Berlusconi venne a trovarci in ufficio perché voleva sapere alcune cose riguardanti la Sardegna. Ma il bello venne dopo”.

Questo incuriosisce, ci racconti.

"Nulla a che vedere col calcio, mi invitò a casa sua per ragioni politiche, sperando si potesse fare qualcosa insieme. Fu una chiacchierata a cuore aperto, lui fece di tutto per mostrare la sua personalità. Seguirono altri faccia a faccia, man mano che ci si incontrava era sempre interessante. Una persona di spirito, vivace, anche per discutere di cose su cui non eravamo in sintonia”.

Per esempio?

"La guerra in Iraq. Io gli dicevo che per me era sbagliato un intervento dell’Italia, lui mi dava le sue motivazioni. Anche se non eravamo d’accordo ci si rispettava tantissimo”.

Anche perché le storie delle famiglie Berlusconi-Moratti erano intrecciate già da anni...

"Vero. La sua mamma aveva lavorato con mio padre, e lui si ricordava tantissimo di questa cosa molto carina. Anzi a lungo c’è chi ha messo in dubbio il fatto che lui fosse milanista”.

Infatti giravano strane voci, tipo che Berlusconi volesse acquistare l’Inter da Fraizzoli, il quale non la prese bene...

"Questo non lo so, ma è vero, sembrava quasi fosse un interista (sorride, ndr) però poi prese il Milan”.

E da lì è iniziata un’altra storia. Le due dinastie milanesi alla guida di nerazzurri e rossoneri...

"Oggi qualcuno evoca questi ricordi, e non può che farmi piacere, ma questo non è più il calcio di Berlusconi e Moratti ma il calcio degli sceicchi. Un cambiamento previsto e che non deve spaventare. Sono ormai tanti i club che appartengono a fondi di Emiri che hanno ricchezze spaventose, però sono convinto che anche per queste persone prima o poi la passione arriva. Anche se è vero, noi la vedevamo diversamente, eravamo inguaribili romantici”.

Torniamo sulla rivalità calcistica

"Per me, per l’Inter, è stata una delle spinte che mi ha portato a cercare di far bene. Quando arrivai alla presidenza dei nerazzurri, il Milan era al massimo della sua espressione e cercai di portare l’Inter allo stesso livello, se non superiore. A farmi andare avanti è stata la passione, il forte senso del dovere, spendendo un sacco di soldi”.

Intanto la bacheca di Berlusconi era sempre più luccicante...

"Lui ha vinto tutto, impossibile non stimarlo. Berlusconi ha certamente cambiato i parametri economici presenti nel calcio italiano alzando non poco qualità. Aumentavano le spese però lui vinceva”.

Allo stadio o al tavolo delle trattative, com’era?

"Guardi, vedemmo insieme delle partite del Milan prima che io diventassi presidente. Lui si divertiva tantissimo, era bellissimo per me partecipare alla sua gioia. Sul mercato insieme raramente ci siamo incrociati. Solo una volta Galliani ci soffiò un giocatore convinto che interessasse all’Inter, ma noi non lo stavamo seguendo”.

Sicuro che non ci fosse un pizzico d’invidia?

"No, davvero. C’era tanta ammirazione per la sua capacità di cercare di essere sempre al top e mi faceva piacere perché era una sfida tra due club che cercavano di far divertire i propri tifosi. anche per questo mi mancherà”.