Milano – “Il viaggio del tempo ritrovato”: Bernardo Notarangelo lo chiama così. L’ex presidente di Milano-Ristorazione è l’autore di Un viaggiatore sovrappeso in Iran. Diario persiano (Zolfo editore), il suo primo libro. Nato a Foggia, milanese da 40 anni, viaggia e studia: sta per conquistare la seconda laurea, in Giurisprudenza.
Il prologo è una lettera di dimissione, da Milano-Ristorazione, e l’incontro con un bambino.
“Io non ho alcun problema a essere ricordato come quello che si è dimesso, dopo la vicenda del “bullone“ nel panino. Ma avevo e ho un rapporto molto forte con i dipendenti e ogni volta che esce la questione si sentono riportati ad un giudizio che quella società e le persone che ci lavorano non meritano. Diventano anche loro ’Quelli del bullone’ e questo mi spiace sinceramente. Io a Milano Ristorazione voglio bene”.
Da quel momento, però, ha ripreso in mano la sua vita?
“Sì e ha ragione Seneca quando dice che il tempo è la nostra unica ricchezza. So di essere fortunato: ho 40 anni di lavoro alle spalle, qualche risparmio, un figlio che si è laureato e l’altro che si deve laureare ed entrambi già lavorano. Ho una moglie che mi ama e mi sopporta da 30 anni. In quel momento mi sono detto: “Voglio trovare l’alba dentro l’imbrunire“, come dice Battiato, che per me resta un mito. Ho anticipato di un anno e mezzo la pensione”.
E come ha “trovato l’alba“?
“Studiando, come ho sempre fatto nella mia vita, dopo la laurea in Economia e commercio e i tre master alla Bocconi, alla London Business School e alla Johns Hopkins University. E grazie alla passione per i viaggi”.
Com’è nato il “Viaggiatore sovrappeso“?
“Sono un boomer, ho cominciato a scrivere su Facebook. E da lì si è sviluppato un dialogo con un certo numero di persone, che non sono 200mila, ma sono diventate un migliaio. Volevo creare un fil-rouge per differenziare l’io narrante dei viaggi da un altro io narrante, che esprime sui social opinioni su quello che succede. Così è nato il “Viaggiatore sovrappeso“, che incuriosisce. E poi è la verità: cerco di dimagrire con i viaggi e c’è anche la componente culturale del cibo nei miei racconti”.
Destinazione Iran, in un periodo complesso. Perché?
“Ci sono stato l’anno scorso tra agosto ed ottobre. Ci ero già stato due volte, la prima nel 1993: avevo faticato ad ottenere il visto, è stato uno dei viaggi più belli della mia vita. Ho scoperto un popolo molto ospitale e un Paese differente da quello che ti immagini dall’esterno. Per me è un piacere viaggiare in Iran: per la storia, le bellezze naturali, per la sua gente. Non si è mai soli se non lo si vuole essere. E poi c’era una curiosità di fondo: capire cos’era successo dopo la “Rivoluzione mancata“ del 2022”.
E com’è andata?
“Ho passato il primo mese a studiare il Farsi all’università, alloggiavo nell’hotel dell’ateneo. Il 60% degli studenti in Iran sono donne, non c’è per nulla un problema Stem. Ho conosciuto tante studentesse di Fisica, Matematica, Chimica. E anche con il PhD in Ingegneria aerospaziale. D’altronde l’iraniana Maryam Mirzakhani è stata la prima donna in assoluto a ricevere la Field Medal, come dire il Premio Nobel in Matematica”.
Cosa l’ha colpita dei giovani?
“Sono curiosi, gentili, ironici, ma anche molto disillusi. Quando chiedevo loro “Cosa vuoi fare?“, mi rispondevano “emigrare“. E il viaggio è stato una sorpresa, un giorno con l’altro. Arrivavo in un luogo e ci rimanevo una settimana: non riuscivo a ripartire”.
Il luogo più sorprendente, se dovesse citarne solo uno?
“Hamadan, l’antica a Ecbatana di cui parla Erodoto, cinta da sette mura, l’ultima d’oro. C’è la tomba di Ester e di Mordechai. A 15 chilometri la collina Ganjnameh, dove vanno le famiglie a fare pic-nic e ci sono le iscrizioni di Dario e Serse: “Ha creato la terra, il cielo, l’uomo. All’uomo ha dato la felicità“. Per me è straordinario incontrare la storia così”.
E tra le persone incontrate?
“Sono ancora in contatto con Moses, che non si chiama così: uno straordinario nigeriano di 40 anni, in classe con me. Ma ricordo gli incontri con tante donne iraniane, una di loro, con un ciuffo viola, mi aveva colpito”.ù
Si sente una colonna sonora tra le righe: “Bella Ciao“.
“È stato un filo conduttore. L’ho sentita alla fine di una partita di calcio, dal barbiere che mi ha salutato cantando. Per loro è la canzone della rivoluzione; ho incontrato migliaia di piccole sfide al regime oppressivo”.
Son giorni di apprensione per Cecilia Sala.
“Nel libro racconto di questa pratica aberrante, di incarcerare stranieri per usarli come arma di ricatto. A me è successo di essere fermato su una corriera perché sospettavano che fossi svedese. Quanto a Cecilia Sala, spero che ritorni al più presto e che si faccia il massimo al riguardo. Mi dispiace di aver letto online qualche critica meschina nei suoi confronti. Era lì per lavoro, è una giornalista bravissima. Nelle sue parole ho anche letto l’amore per l’Iran come Paese, che condivido. Forza Cecilia!”
Prossima destinazione?
“Quest’anno ho rifatto il viaggio di Marco Polo arrivando a Pechino. Forse sarà il secondo libro del Viaggiatore sovrappeso. Ripartirò presto, non so per dove”.
E la seconda laurea, alla Statale? Perché Giurisprudenza?
“Mi manca solo la tesi, mi laureerò entro il 2025. Ho scelto Giurisprudenza perché il diritto mi ha sempre appassionato. A suo modo è una matematica: ha rigore, ordine. E poi conoscerlo serve per legittima difesa, non trova?”.