
Alcune delle opere degli studenti della Scuola di Pittura dell’Accademia di Brera nelle stanze di degenza e nel day hospital del dipartimento di Neuroscienze pediatriche dell’Irccs Neurologico Besta di via Celoria a Milano
Milano – C’è una bambina che dorme sulla schiena di un azzurro Bestasauro e ce n’è un’altra che cavalca una gallina; i suoi amici un topo, un pesce, un coccodrillo in un universo in cui i pianeti sono lecca-lecca, mentre in un’altra stanza un universo parallelo, con tanto di alieno, fa sfondo a un astronauta con i capelli rossi che tutti hanno già ribattezzato “Sinner”. Siamo all’Istituto Neurologico Besta di Milano, precisamente al dipartimento di Neuroscienze pediatriche, circa settecento ricoveri e circa ventimila prestazioni all’anno per bambini che, spiega la dottoressa Giovanna Zorzi che lo dirige, per metà arrivano da fuori Lombardia, a cercare diagnosi e terapie avanzate contro epilessia, tumori cerebrali, malattie neurodegenerative e neuromuscolari, condizioni neurologiche rare. Quattro unità pediatriche con 18 posti di degenza e il day hospital con altri sei letti: sono le stanze di questi due piani, i cui corridoi erano già illustrati con pesci e scimmie da antichi studenti di Brera, ad aver avuto in dono, con la collaborazione della Fondazione Mariani, sedici grandi opere a parete create apposta da dodici giovani artisti che frequentano oggi la Scuola di pittura dell’Accademia.
In particolare Barbara Trinca, Valentina Piazza, Diego Fabbri, Camilla Trumellini, Cosima Pugliese, Gaia Battilani, Aurora Musarra, Alessia Filippone, Ambra Iori, Martina Borgese, Maria Fugallo e Valeria Malduca, coordinati dal direttore della Scuola di pittura di Brera Dany Vescovi e dai professori Cristina Muccioli, Clara Bonfiglio e Maurizio Arcangeli hanno realizzato questo progetto FantasticArte. Che porta in ospedale, dice il presidente della Fondazione Mariani Lodovico Barassi, quel “profumo che si respira nei corridoi dell’Accademia. Profumo di arte”, quella cosa così “inutile” che “nessuna cultura e società può farne a meno”, osserva il professor Giuseppe Lauria Pinter, direttore scientifico dell’Irccs Besta. E cita studi britannici e giapponesi sui cambiamenti anche biologici che l’arte induce nelle persone, sul ruolo che ha nella cura. “Agli studenti ho detto che noi della terapia non possiamo occuparci, ma forse della cura sì - spiega la professoressa Muccioli, che a Brera insegna Etica della comunicazione –. L’utilità maggiore dell’arte per me riguarda l’immaginazione, ha a che fare con quello che non c’è. Spero che queste immagini possano generare mondi, non visibili ma raccontabili, condivisibili. E anche un sorriso: siamo gli unici animali che sorridono”.
L’arte, dice la professoressa, “è tale solo quando esce dall’accademia”, e d’altra parte, dice la dottoressa Zorzi, anche l’ospedale “si deve aprire e far entrare il mondo fuori”. In particolare questi dipinti sulle pareti delle stanze pediatriche saranno la tavolozza per le favole inventate da mamme, papà e volontarie e la rampa di lancio per la fantasia dei bambini malati che “a volte - osserva il direttore sanitario del Besta Renzo Bagarolo – fanno fatica ad esprimere la loro emotività”. Così le studentesse di Brera sono andate a consultare il proprio bambino interiore per colorare lunghe ore di attesa e di noia: Gaia (Battilani) ha dipinto una dormita sulla groppa di un dinosauro azzurro immaginando che chi guarda “possa sentirsi sereno e viaggiare con la fantasia”; Martina (Borgese) con una collega ha dato vita a un girotondo di pianeti che si tengono per mano (“L’unione e la parità sono valori che i bambini hanno già”) e Barbara (Trinca) ha voluto dare valore di destriero ad “animali che spesso vengono svalutati, come la gallina che di solito non è considerata un animale da compagnia. Beh, non è il mio caso: ne avevo due”. Anche Valentina Piazza ha dipinto “l’ambiente dove vivo, che mi tranquillizza, perché vorrei che aiutasse i bambini a raccontare la propria storia”: un bosco con fiori e uccellini e un grande prato con una fattoria piena di animali. Pare che una piccola paziente abbia commentato: “Finalmente delle volpi!”