GABRIELE MORONI
Cronaca

Bestie di Satana, il padre di Fabio Tollis: "Spero per Maccione di non incontrarlo mai"

Il genitore del ragazzo ucciso nel ‘98 su Ferocity: "Ha buone intenzioni? Vale per lui. Per me non cambia niente". La madre di Christian Frigerio, sparito nel nulla: "Loro c’entravano"

Una foto degli anni '90 con molti componenti 'storici' delle Bestie di Satana

Cologno Monzese (Milano) – ”Spero che le nostre strade non s’incrocino mai. Lo spero per me e lo spero per lui, per Mario Maccione". Nella casa di Cologno Monzese la voce di Michele è stanca ma decisa, il tono è quello di chi ha maturato una decisione definitiva, irrevocabile. Il padre di Fabio Tollis commenta l’intervista che Mario Maccione, ex delle Bestie di Satana, ha rilasciato in esclusiva al nostro giornale.

L’ultima telefonata

Molto della sua vita si è fermato la sera del 17 gennaio del 1998 e a quella telefonata, le ultime parole del figlio: "Pa’, vado a mangiare la pizza con gli amici". Fabio, sedici anni, studente con la passione per la musica e musicista a sua volta, morirà poche ore dopo, nella brughiera tra Somma Lombardo e Arsago Seprio, insieme con Chiara Marino, diciannove anni, impiegata di Corsico. Massacrati da amici che si sono trasformati in assassini dopo essersi raccolti in una pseudo setta ed essersi dati un nome: Bestie di Satana.

Porta chiusa

Mario Maccione, grande amico di Fabio, è fra loro, è lì, in quella cruenta serata d’inverno. "Ho letto delle buone intenzioni di Maccione. Tutto questo vale per lui. Per me non cambia niente. Ho consegnato alla Procura di Busto Arsizio gli assassini di mio figlio. Non li ho cercati, non li cerco, non li cercherò. Meglio che la mia strada non s’incroci mai con la loro e viceversa. Me lo auguro in modo particolare per lui, per Maccione. Anche perché mi rendo conto che forse non ho più il controllo di me e del mio agire che avevo una volta. Una cosa deve essere chiara: non c’è e non ci sarà perdono per nessuno, assolutamente e tassativamente. Neppure quando starò per esalare l’ultimo respiro, potrò perdonare".

L’approccio respinto

Da parte di Mario Maccione c’era stato un approccio verso la famiglia Tollis. "È stato qualche mese fa. Ho richiamato Maccione per dirgli le cose che ho detto prima. Non ero stato io a cercarlo. Non lo cercherò. Mi auguro di non imbattermi mai in lui. Anche perché, lo ripeto, non so se riuscirei a essere fermo nel comportamento che ho tenuto fino a questo momento. In famiglia siamo tutti dello stesso parere. Adesso vorremmo un po’ di pace, per chi non c’è più e per noi familiari. Credo che sia arrivato il momento del silenzio".

La misteriosa scomparsa

Un figlio ucciso. Un figlio che sparisce. Christian Frigerio si allontana dalla sua abitazione di Carugate, in bicicletta, sotto il diluvio, il pomeriggio del 14 novembre del 1996. Una vita di ventitré anni che si smaterializza, si dissolve nel nulla, nel silenzio, nell’enigma. Nel 2008 la Procura di Monza indaga i componenti ‘storici’ delle Bestie di Satana. L’inutile scavo delle ruspe nel Parco Increa di Brugherio alla ricerca del corpo. L’archiviazione dell’inchiesta all’inizio del 2009. Maccione dice di non avere mai conosciuto Christian, che la sua sparizione non sarebbe collegata alle azioni del gruppo. Che i sospetti sono stati tutti mediatici. Anna Lia Ferrarese è la madre di Christian. "No, certe cose non posso sentirle. Sono convinta conoscesse quelli delle Bestie di Satana. E non sono io a dirlo. Christian mi parlava di uno di loro, non Mario Maccione, ma comunque uno del gruppo. Li ho anche visti. Sarà stata la metà di settembre del ‘96. Erano in tre in compagnia di mio figlio davanti all’ipermercato di Carugate: alti, magri, i capelli lunghi. ‘Chi sono?’, gli ho chiesto. ‘I miei nuovi amici. Sono più giovani di me’. Un giorno è arrivata una telefonata. Cercavano Willy. Era il soprannome che avevano dato a Christian, non potevo saperlo. Mio figlio mi ha spiegato che era uno di questi amici, mi ha detto anche come lo chiamavano: era uno delle Bestie. Era stato a casa sua, aveva la stanza dipinta di nero e un altarino per adorare il diavolo".

Ragazzo timido

Christian, ragazzo timido, tranquillo. Il trauma della morte del padre, travolto da un’auto pirata quando Christian ha ventun anni e il fratello Simone sette di meno. Il lavoro in una fabbrica di Pessano con Bornago specializzata in controsoffittature. La mamma inizia a preoccuparsi notando i segni sempre più evidenti di un cambiamento. Le notti trascorse fuori casa. Le spese, i prelievi con il bancomat. Veste di nero e porta un pentacolo appeso al collo. È sempre stato affezionato al fratello minore, protettivo. Adesso appare ansioso, apprensivo nei suoi confronti, come se sopra Simone ci fosse un pericolo incombente. Cresce la passione per la musica metal e altro. "Sai, mamma, se ascolti una cassetta al contrario senti la voce del diavolo".

Scottature sospette

Un giorno la madre nota delle scottature su una mano. "Mi sono addormentato con la sigaretta accesa ...", tenta di spiegare. "Scusami, ma dopo la prima scottatura uno si sveglia". Un’altra volta la mamma nota sulla spalla uno strano rossore, troppo grosso per essere un foruncolo. Christian si affretta a rimettersi la maglietta. Anna Lia ha conservato i biglietti del figlio. "Mamma, vado a cena da un amico. Christian. Ciao", "Mamma, svegliami alle sei". "Mamma, svegliami, ti devo far vedere il taglio al dito". Oggi, dopo che sono trascorsi più di ventisei anni, sembrano messaggi in bottiglia. Ventisei anni senza Christian. "Quando - dice Anna Lia Ferrarese - sento parlare di perdono, rispondo e risponderò sempre di no. Sono religiosa, chiedo scusa a Dio, ma non posso perdonare nulla e nessuno".