SERENA CURCI
Cronaca

Biancoshock trasforma l'edicola Radetzky in un'installazione artistica: “Recuperate gli spazi abbandonati”

“Immobili-aree.it” dello street artist milanese in Darsena: “Mi piace toccare argomenti che riguardano tante persone. Uno spazio riqualificato è perfetto per denunciare l’immobilismo sul tema”

L’installazione artistica nel cuore della Darsena ideata da Biancoshock

L’installazione artistica nel cuore della Darsena ideata da Biancoshock

Milano – "Le opere incomplete del settore pubblico sono pezzi del puzzle di un’Italia incompiuta". Così Biancoshock, street artist meneghino sintetizza il significato della sua ultima installazione sorta nel cuore della Darsena. L’edicola Radetzky di viale Gorizia si è trasformata in “Immobili-aree.it”, un’agenzia immobiliare i cui annunci sulle vetrine denunciano gli spazi abbandonati disseminati per le strade di Milano. Giganti di cemento che, se riqualificati, potrebbero ridare nuova linfa ad aree centrali e periferiche del capoluogo lombardo. "Le mie installazioni sono portatrici di un messaggio e vogliono provocare una riflessione nei passanti che, casualmente, si imbattono in esse", aggiunge Biancoshock.

Biancoshock, da dove nasce “Immobili-aree.it”? 

"Mi piace raccontare temi e problematiche che riguardano la maggioranza dei cittadini e la questione degli edifici abbandonati ci colpisce tutti, sia direttamente che indirettamente. Ho mappato gli spazi disabitati più noti, dalle case alle strutture sanitarie, fino alle aziende. Poi ho creato i tipici annunci rivisitati, però, in chiave provocatoria: da ‘Immobili-aree.it’ si vendono solo ‘occasioni perse’".

Quale significato ha quest’opera?

"La mia installazione racconta un problema diffuso in tutto il Paese: la presenza di queste costruzioni architettoniche abbandonate ha fermato il tempo in tante città e province italiane. Si è creata un’atmosfera sospesa in cui il senso di immobilità e desolazione aumentano soprattutto quando a essere incompiute sono le opere del settore pubblico".

Perché ha scelto un’edicola come spazio per ospitare la sua installazione?

"Da tempo ormai l’edicola Radetzky è stata convertita in un’area che accoglie eventi visitabili 24 ore su 24 e in questi anni sono state organizzate diverse mostre al suo interno. Ho scelto questo luogo soprattutto perché, prima di essere convertito a spazio espositivo, è stato una struttura dismessa della città. Ho pensato che uno spazio riqualificato potesse essere perfetto per denunciare l’immobilismo e l’abbandono in cui versano diverse aree di Milano".

Quale messaggio vuole lanciare ai milanesi e ai turisti che transitano per la città?

"Milano è caratterizzata da una carenza abitativa tangibile e da costi degli affitti spropositati. Una situazione provocata anche dal blocco di centinaia di cantieri. Non credo che la soluzione sia la cementificazione incontrollata, anzi penso che sia fondamentale virare sul concetto di recupero: dare una seconda vita a tutti quegli spazi abbandonati per le strade della città può essere una chiave di volta per Milano".

Milano è molto criticata per la questione caro-affitti e per il costo della vita elevato: ha già in mente qualche nuova opera per denunciare questi temi? "Sono questioni che vivo in prima persona e che, di conseguenza, mi ispirano. Credo proprio che prossimamente vedrete qualche mia installazione in giro per la città".

Trova che Milano, con le sue contraddizioni, sia un’ottima musa ispiratrice per le sue opere? "Milano è uno dei motivi per il quale mi esprimo attraverso questa forma d’arte. Molte volte la maledico per lo stile di vita frenetico che la contraddistingue, per la sua ossessione verso la realizzazione e l’ottenimento del risultato. Mi sento lontano da tutto questo, sono logiche aliene che non mi appartengono. Ma ogni volta che torno da un viaggio e faccio un giro in città mi sento a casa: è come se avessi un atelier di 181 chilometri quadrati dove posso esprimermi liberamente...".