Milano, 22 agosto 2019 – Il biglietto da visita è un angolo di cortile con una ventina di carrelli del supermercato rubati chissà dove e lasciati lì, riempiti di immondizia. Accanto, una griglia «che diventa il fulcro di feste abusive. Il fumo? Tutto nelle nostre case». Siamo nelle 'Case bianche', anche se di bianco hanno poco, tra i civici 304 e 310 di viale Fulvio Testi e tra i palazzoni 361-369 di viale Sarca. Un caseggiato Aler in zona Bicocca noto per essere fortino di degrado e criminalità, trasformato con gli anni in enclave di famiglie nomadi e clan calabresi e finito più volte sulle pagine di cronaca.
L’ultima volta poco più di un mese fa, quando due donne sinti con una sfilza di precedenti, imparentate con occupanti abusivi del complesso, erano state arrestate dalla polizia per furto aggravato in concorso fuori da un supermercato di via Arezzo. Da oltre un anno e mezzo, si è scoperto, minacciavano i dipendenti di quello e di un altro punto vendita pretendendo di fare la spesa gratis: «Se non ci fai passare dalle casse senza pagare sono guai. Noi siamo quelli delle Case bianche», la frase di rito. Il mese prima, i carabinieri avevano trovato un tesoro in un alloggio occupato da una coppia di sinti, poi denunciati per ricettazione: 38 gioielli in oro e 28mila euro. Gli interventi costanti, i controlli delle forze dell’ordine, portano luce. Ma è ancora il buio a prevalere. La primavera dello scorso anno diversi inquilini regolari avevano applaudito durante il mega blitz della polizia: una giornata trascorsa tra sgomberi di occupanti abusivi, lo smantellamento di un “mercato clandestino” di mezzi rubati e scovati nei sotterranei, la pulizia di aree soffocate dall’immondizia.
«Però non bisogna fermarsi», è il ritornello che si sente tra i pianerottoli dei palazzi e in cortile. Le settimane d’agosto trascorrono come sempre, «qui non cambia nulla». Cancelli sempre aperti, portoncini spalancati per le serrature rotte, locali contatori con allacciamenti fai-da-te e grovigli di cavi potenzialmente pericolosi, come al civico 310. Difficile trovare qualcuno che si lasci intervistare, che parli liberamente. Tutti si guardano attorno se interpellati, preoccupati di essere «visti o sentiti». Chi racconta qualcosa chiede l’anonimato. Chi mostra lo scempio dei carrelli abbandonati e delle discariche abusive sparse per il cortile lancia un grido di aiuto: «Le istituzioni non fanno abbastanza per contrastare le occupazioni abusive, la vera piaga, e il degrado. Non c’è neppure manutenzione: le scale non sono mai state imbiancate, in 16 anni. Siamo stati noi inquilini a organizzare una colletta per l’intervento». Spostandosi nella zona, è un deserto di negozi chiusi. «Per fortuna - sottolinea Yolanda Rivera - abbiamo il centro commerciale vicino e siamo serviti dalla metropolitana. Tanti anziani vivono il dramma della solitudine. Chi può cerca di star loro vicino».