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Bimbo ucciso a Milano, il papà accusato anche di tortura: primo caso in Italia

Per l'accusa l'uomo avrebbe seviziato il piccolo per tutta la notte, con calci, pugni, bruciature di sigarette sul corpo e ustioni sui piedini

Aljica Hrustic con il figlio

Milano, 28 ottobre 2019 - Tortura. È il reato che, per la prima volta in Italia, è stato contestato anche in ambito familiare dalla Procura di Milano nel caso di Alija Hrusic, il 25enne di origini croate accusato di avere ucciso suo figlio di poco più di 2 anni dopo averlo seviziato per tutta la notte, con calci, pugni, bruciature di sigarette sul corpo e ustioni sui piedini, lo scorso 22 maggio a Milano. Il delitto è avvenuto in via Ricciarelli, zona San Siro: ad uccidere il piccolo, dopo che per tutta la notte e per i due giorni precedenti aveva subito le violenze del padre, sono stati alcuni colpi sulla fronte. Nell'avviso di conclusione delle indagini notificato oggi dal pm Giovanna Cavalleri, l'uomo risulta indagato per omicidio volontario aggravato, torture aggravate e maltrattamenti aggravati. In particolare il pm ha contestato l'omicidio aggravato dall'avere adoperato "sevizie" e dall'avere agito "con crudeltà verso il bambino, per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato".

La moglie, al quarto mese di gravidanza al momento del delitto e assistita  dall'avvocato Patrizio Nicolò, risulta invece parte offesa così come gli altri due figli per il reato di maltrattamenti. "Fin dall'inizio della loro relazione - si legge nell'avviso - ingiuriava e percuoteva, il più delle volte alla presenza dei figli minori (…) la convivente (…) colpendola con schiaffi, pugni e calci, a volte utilizzando una cintura, in  altre occasioni servendosi del bastone di una scopa o di grossi fili elettrici". Inoltre l'uomo, assistito dall'avvocato Giuseppe de Lalla, "dal mese di aprile 2019 la minacciava di uccidere lei e la sua intera famiglia laddove si fosse allontanata da casa o lo avesse denunciato, le impediva di uscire di casa e, in più occasioni, le sottraeva il cellulare (o la relativa batteria) e non le consentiva, comunque, di chiedere aiuto all'esterno". 

Si legge ancora che sempre dall'aprile scorso, Hrusic "manifestava grave insofferenza nei confronti del figlio minore (…) lo ingiuriava ripetutamente con l'epiteto di scemo, lo percuoteva senza alcun motivo e lo colpiva con calci e pugni, lo morsicava e gli provocava bruciature di sigarette su diverse parti del corpo e ancora (…) pochi giorni prima del decesso del bambino, egli stesso gli provocava, con una fiamma viva di dimensioni ridotte (verosimilmente un accendino) vastissime ustioni sulle piante dei due piedi".