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Francesco Orazio Desiderato, 50 anni, nativo di Vibo Valentia e residente a Barlassina
Milano, 26 febbraio 2025 – “Io ti sto avvisando, tu stai giocando col fuoco e ti stai bruciando tutto”. È il giorno di San Valentino del 2022, Franco Santimone, spacciatore all’ingrosso e rapinatore seriale, mette in guardia l’amico Massimiliano C.: occhio a tirare troppo la corda, il rischio è mortale. Non si può sgarrare “quando si mette in mezzo lui”, che aspetta il pagamento di una partita di hashish con logo “Best Quality 100% Satisfaction”. “Questa volta – lo incalza il pregiudicato quarantanovenne – ti sei messo con la persona sbagliata perché quello ti prende, ti mette nel cofano della macchina e tu là rimani! Stidda, Mafia, non fanno niente contro di lui. A Milano nessuno fa niente contro di lui, mettetevelo in testa”.
Mammasantissima
Il “lui” in questione, evocato come un mammasantissima da riverire, è Francesco Orazio Desiderato, cinquantenne nativo di Vibo Valentia (e “Vibo” era il nickname sulla piattaforma criptata SkyEcc) diretto discendente del clan Mancuso di Limbadi (è il nipote del boss Antonio alias “Il Pazzo”) e considerato uno dei narcotrafficanti più influenti della Lombardia. Un plenipotenziario delle ’ndrine al Nord, che, per la Dda, avrebbe riciclato i soldi in mille affari (superbonus 110%, distributori di benzina e lavori in metrò) ma che su un conto corrente aveva tre carte per il reddito di cittadinanza (su una di queste c’era un saldo di mille euro al 31 ottobre 2022).
Residenza a Barlassina
All’alba di ieri, il broker calabrese trapiantato a Barlassina, già condannato a 30 anni e ai domiciliari dal 2016 per motivi di salute, è stato ammanettato dai carabinieri dell’Antidroga del Nucleo investigativo: “Mi sa che stavolta non esco più...”, avrebbe sussurrato ai militari che gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare emessa per lui e altri undici dal gip Daniela Cardamone su richiesta dei pm Gianluca Prisco e Simona Ferraiuolo. I primi accertamenti prendono le mosse nel 2021 da una segnalazione della Direzione centrale per i servizi antidroga sull’arresto all’aeroporto di Lima di un peruviano con due chili di cocaina: stava per imbarcarsi su un volo diretto a Milano. Quell’indagine si concluderà con arresti e sequestri, dando uno spunto finale per la nuova inchiesta “Old Irons”: le complicazioni generate dall’emergenza Covid hanno spinto i sudamericani a chiedere aiuto agli italiani per reperire marijuana. Ed è in quel momento che spuntano Desiderato e il fidatissimo Massimiliano Crocco, che per i militari guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino aveva il compito di gestire le piazze di spaccio tra la zona del Cimitero Maggiore e piazza Prealpi.
Il pentito spaventato
I segugi di via Moscova partono dall’analisi delle conversazioni su SkyEcc (sistema di messaggistica istantanea scardinato a cavallo tra 2020 e 2021) e trovano lampanti riscontri agli scambi di sms nelle parole di Claudio Agostino Romeo, braccio destro del broker che a un certo punto, prosciugato dalle continue richieste di denaro (500mila euro da restituire a fronte di un prestito da 200mila) e spaventato da intimidazioni pesantissime (“Sono stato minacciato da Orazio con un coltello alla gola... mi ha detto che se avessi non pagato il debito avrebbe ammazzato me, mio figlio, mia moglie e mia madre”), decide di diventare un collaboratore di giustizia.
Il cinquantaduenne, ora in un luogo protetto, racconta degli affari di (e con) Desiderato, dei nuovi canali che gli ha procurato con un fornitore montenegrino, della droga che riesce a movimentare in grandi quantità (“In un anno e mezzo gli avrò dato 100 chili di marjiuana e 200 di hashish, per la cocaina gli prendevo almeno 5 chili alla volta, circa 10 chili al mese”) e del suo status di intoccabile: “La fama di Orazio è nota in tutta Milano... io non so a che famiglia appartiene, lui dice sempre di essere lui”. Dodici anni fa, aveva provato a scappare su una Panda, speronando le auto della polizia. Stavolta si è fatto prendere senza troppe storie.