di Simona Ballatore
Oltre 900 candidature in più - per i corsi di laurea triennali e specialistici - e ad aumentare sono anche le richieste inviate da studenti provenienti da Paesi dell’Europa continentale che aspirano a un posto in Bocconi. "I momenti di crisi portano a un rimescolamento delle carte, lo avevamo notato anche nel 2008-2009, non hanno necessariamente un impatto negativo su chi investe nella formazione di qualità degli studenti", sottolinea il rettore Gianmario Verona.
Nell’anno del Covid aumentano le richieste di iscrizione: un segnale controcorrente?
"Io sono sempre stato fiducioso e i riscontri sono positivi. Se si confrontano le application rispetto all’anno scorso, le domande sono aumentate del 5% e abbiamo notato il loro livello internazionale. Non ci sorprende: paradossalmente le università che hanno una buona posizione nei momenti di crisi ricevono richieste anche maggiori. Probabilmente hanno inciso anche la paura di andare oltreoceano e la Brexit. Fatto sta che sono tantissime le domande che arrivano dall’Europa continentale".
E qual è la risposta dei vostri studenti? Torneranno a Milano?
"Abbiamo proposto un sondaggio a luglio e lo abbiamo riproposto pochi giorni fa. Il 90% degli studenti riesce a tornare e vuole tornare. Per il restante 10% - penso soprattutto a studenti che provengono dalla Cina o dagli Stati Uniti - sarà sempre garantita la didattica a distanza e l’accesso a tutti i nostri servizi da remoto".
Qual è la strategia per la ripartenza?
"Grazie al nuovo campus la logistica non è un problema. Garantiamo il distanziamento, flussi coerenti e riusciamo a ospitare tutti gli studenti che vogliono tornare. L’idea è quella di cercare di sfruttare questa situazione anomala per imparare qualcosa di nuovo e originale per la didattica del futuro, abbiamo un piano Bocconi 2030: la didattica in presenza resta centrale ma ci saranno tre tipologie di modelli, già a partire da questa settimana: abbiamo cominciato con i precorsi".
Quali sono i tre modelli?
"Tutto il corso è contenuto in una piattaforma e gli studenti ruotano settimanalmente. La capacità produttiva è dimezzata, non c’è stata una riduzione del 25% come in altre università, perché abbiamo spazi adeguati. Nel primo modello il professore farà lezione e gli studenti ruoteranno di settimana in settimana. Abbiamo investito 3 milioni di euro per ammodernare la parte del vecchio campus che era incoerente dal punto di vista tecnologico e che ora permette un’interazione in diretta con chi è in aula. Un 30% di corsi sarà interamente online, penso soprattutto a corsi di “computer science“ - per i quali è naturale - ma anche a quelli per cui, grazie alle competenze dei professori, la didattica digitale può essere ancor più ricca, con simulazioni in diretta per esempio. C’è poi un 20% di corsi per i quali le lezioni teoriche saranno tutte online e la parte applicativa in presenza. In questo caso la classe (le nostre aule sono di 120 alunni) viene divisa in due sottogruppi. Sarà possibile una maggiore interazione. Abbiamo potenziato il corpo docente del 15%".
Per l’emergenza Covid, avete previsto un fondo ad hoc?
"Sì, e credo sia importante in questo momento storico: per i ragazzi che si trovano in difficoltà investiamo ogni anno 30 milioni. Quest’anno abbiamo aggiunto altri 3 milioni in borse di studio. Riusciamo ad aiutare uno studente su quattro. Alla luce delle difficoltà, che hanno colpito famiglie e settori economici in modo trasversale, ci siamo mossi per cercare di essere ancora più inclusivi. Dal merito non si sfugge, ma vogliamo supportare le persone che per motivi economici non potrebbero entrare o restare in Bocconi".