
La signora Angelina, 91 anni, dietro il cellophane della stanza degli abbracci
Bollate (Milano) - Angelina, 91 anni, piange dietro il cellophane della stanza degli abbracci quando Laura Bozzi, sua figlia, la va a trovare alla casa per anziani di via Piave a Bollate. La plastica è spessa, è dura e le braccia, le mani non sentono il calore della pelle dell’altro, non si toccano. Angelina sua figlia la riconosce "solo dalla voce": "Bardata come sono: mascherina, camice, occhiali, copri scarpe mi sento un’astronauta", dice Laura e racconta la sofferenza di questi lunghi mesi a distanza.
Per rispettare i protocolli anti Covid, Angelina e Laura, una vita dedicata l’una all’altra, non si scambiano un vero abbraccio da un anno e 3 mesi. Un tempo interminabile che sta facendo intristire madre e figlia. La sua richiesta alla Rsa Giovanni Paolo II, alle istituzioni è da mesi la stessa: "Mamma Angelina piange, non mangia più nulla, riaprite le Rsa ai parenti, lasciateci entrare almeno adesso che gli ospiti sono vaccinati, ma niente". Per Rosario Giuseppe Cantella, direttore sanitario della struttura gestita dalla multiservizi comunale Gaia, la tutela degli ospiti deve continuare a essere massima anche in zona gialla e la questione deve essere risolta da Regione "non solo a parole". "Fino a quando non sarà emanato un decreto regionale che poi andrà alla supervisione di Ats che dovrà darci le indicazione precise sulle modalità di ingresso dei familiari come possiamo riaprire? Bisogna essere ancora molto cauti, abbiamo pagato un prezzo salatissimo" insiste Cantella. Laura, 66 anni, figlia unica, ha rinunciato a sposarsi per non trasferirsi a Bologna e dedicarsi ai genitori, soprattutto quando il papà è morto.
"Eravamo molto uniti noi tre. Mamma ha fatto la magliaia finché non sono nata io e papà era dirigente d’azienda, tutti e due del ’29, mi sono presa cura di loro sempre". Prima del Covid, andava tutti i giorni a trovare Angelina, non ne saltava uno da quando nel 2016 la mamma era entrata in casa di riposo. Giocavano a carte "cantavamo le canzoni, quelle in milanese, la portavo a bere il cappuccino in piazza". Angelina oggi sta crollando "quando le dico che ancora non possiamo tornare a vederci come prima si mette la faccia tra le mani e piange. È dimagrita tanto. Sono disperata". Laura osserva tutto, vuole controllare anche i medicinali che vengono somministrati, in preda allo sconforto la scorsa settimana ha urlato al personale "non lasciate morire la mamma". Grazie alla stanza degli abbracci, inaugurata a Natale (fra le prime della Lombardia), può vedere Angelina ogni 15 giorni, per 15 minuti, ma lei non riesce a stare lontana e così va ogni settimana "per 15 minuti", insiste e gli operatori si sono stancati di dirle che non si può. È tutto quello che le resta: la stanza degli abbracci. "A Natale, la prima volta che l’ho vista attraverso il muro di plastica è stato un trauma. Davanti a lei ho fatto il pagliaccio per farla ridere, dentro di me stavo male, avrei voluto solo piangere. Vederla dopo tanto tempo, avvolta dentro tutta quella plastica mi ha distrutto". Oggi la conferenza Stato Regioni tornerà a occuparsi delle case di riposo.