
Il sindaco Francesco Vassallo
Bollate (Milano), 20 ottobre 2020 - In via Piave si mettono insieme i pezzi e si formulano ipotesi. La notizia dell’Rsa Giovanni Paolo II trasformata in focolaio Covid ha lasciato tutti attoniti. Il dato è allarmante: solo 2 dei 55 ospiti sono negativi. La struttura aveva tenuto botta al virus con risultati invidiabili fino all’ultimo, poi la pandemia ha colpito anche qui, infettando anziani e operatori.
«Abbiamo una delle Rsa in assoluto più virtuose e blindate della Lombardia. Non c’è stato nessun allentamento dei protocolli, quello che si è fatto a partire da marzo si è fatto anche nei mesi recenti", la chiosa del primo cittadino Francesco Vassallo in un incontro con i vertici sanitari di via Piave, i responsabili di Gaia servizi (il gestore) e della Cooperativa Ancora che fornisce il personale. Cos’è successo? Due le ipotesi. La prima: l’ultima ospite accolta il 24 settembre ave va un tampone negativo che si è poi positivizzato. La seconda: il via al contagio potrebbe essere partito da un operatore o un ospite asintomatici.
Entra nel dettaglio il direttore sanitario, Giuseppe Cantella. "L’ultima ospite aveva un tampone effettuato 72 ore prima e test sierologico negativi, al suo ingresso è stata messa in quarantena in una stanza singola da dove non è mai uscita, dopo i 14 giorni ha effettuato un nuovo tampone, che risulta debolmente positivo, ne segue un altro ed è negativo, mentre quello del 9 ottobre è positivo. Stiamo combattendo contro un virus completamente diverso da quello di inizio pandemia che era particolarmente aggressivo e più semplice da individuare. Attualmente invece il 95% dei casi sono asintomatici". Così come molti degli ospiti di via Piave: qualcuno ha febbricola, qualche altro ha avuto febbre più alta. Due gli ospedalizzati. E su 64 operatori, sono 23 i contagiati: 20 positivi (fra i quali 18 senza sintomi) e 3 debolmente positivi.
«Soltanto cinque hanno sviluppato sintomi paragonabili a quelli influenzali: dolori articolari, cefalea, qualche linea di febbre. La condizione di asintomaticità ha permesso loro di lavorare regolarmente, non abbiamo mai e dico mai dovuto mandare a casa un collega", sottolinea la responsabile della Rsa, Simona Morlacchi. Nei prossimi giorni tamponi a tutti, i negativi potranno rientrare al lavoro. Nel frattempo per far fronte alla carenza di personale sono stati stipulati nuovi incarichi e introdotte altre unità. "Si tratta di un virus subdolo contro cui le misure o i protocolli sanitari più rigidi non sempre bastano – conclude Vassallo – La situazione attualmente è sotto controllo e ci fa ben sperare, l’evoluzione purtroppo non dipende da noi".