In tasca aveva un permesso di soggiorno olandese e due passaporti, uno russo e l’altro di Antigua e Barbuda, piccolo Stato caraibico. Gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della Questura lo hanno arrestato all’alba di venerdì scorso in un albergo 4 stelle in viale Jenner, nei pressi di piazzale Maciachini, non appena è scattato alle 5.07 l’alert alloggiati sulla base dei documenti presentati al momento della registrazione. Su Ivan Ryazanov, nato in Russia 20 anni fa e residente a Rotterdam formalmente per motivi di studio, rampollo di una ricca e potente famiglia della zona di Brjansk, regione non lontana dal confine ucraino, pendeva infatti un mandato di cattura internazionale emesso il 3 agosto 2023 dall’autorità giudiziaria russa per il reato di "fabbricazione illegale di ordigno esplosivo".
L’arresto è stato convalidato dalla quinta sezione penale della Corte d’Appello, ma i giudici hanno deciso di scarcerarlo e di non applicare alcuna misura cautelare perché, "a causa del conflitto bellico attualmente in corso tra Russia e Ucraina", potrebbero emergere "uno o più motivi ostativi all’estradizione" ai sensi dell’articolo 698 comma 1 del codice di procedura penale, secondo il quale non può essere concessa l’estradizione per un reato politico né quando "vi è ragione di ritenere che l’imputato o il condannato verrà sottoposto ad atti persecutori o discriminatori" legati anche alle idee politiche.
Motivazioni che, dallo scoppio della guerra, hanno già bloccato anche altri procedimenti di estradizione dall’Italia verso la Russia, legati non solo a reati politici ma anche a fatti di criminalità comune. Ryazanov resta quindi a piede libero, ma l’arresto potrebbe scattare di nuovo fuori dai confini italiani. Una vicenda ancora da approfondire. Perché il ventenne, che dagli atti giudiziari non risulta avere "un qualsiasi significativo radicamento in Italia", si trovava a Milano? Aveva appuntamento con qualcuno, durante il suo soggiorno nella città finita di recente al centro anche della “spy story“ legata all’evasione dell’imprenditore russo Artem Uss?
Al momento dell’arresto, il giovane, che parla russo e inglese, si è chiuso nel silenzio. Dalla scarna nota che il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia ha trasmesso alla sezione della Corte d’Appello competente sulle estradizioni, emerge che il russo, nell’ottobre 2022, "attuando un piano criminale" con due complici in Russia, ha "acquistato i componenti necessari e ha fabbricato un ordigno esplosivo".
Una bomba artigianale che poi è stata fatta esplodere vicino alla porta dell’appartamento di un "avversario", con lo scopo di "intimidirlo". Episodio, dai contorni poco chiari, che ha portato l’autorità giudiziaria di Brjansk a emettere nell’agosto 2023 un mandato d’arresto per fabbricazione illegale di ordigno esplosivo, reato che in Russia prevede una pena massima di 15 anni reclusione.
Nel frattempo Ryazanov aveva già lasciato la Russia facendo rotta verso i Paesi Bassi, con in tasca un permesso di soggiorno olandese ottenuto il 20 giugno 2022. Nel 2020, inoltre, quando era ancora minorenne, gli era stato rilasciato anche un passaporto di Antigua, Paese noto per le spiagge da sogno ma anche come “paradiso fiscale“. Da quello che si è saputo, quando è scattato l’arresto venerdì mattina in viale Jenner, Ryazanov era arrivato da poco a Milano. Gli agenti sono risaliti all’hotel, dove aveva trascorso la notte, grazie "all’alert alloggiati", sistema che incrocia i dati forniti dai clienti al momento della registrazione con quelli delle persone ricercate.
Il caso è finito, quindi, davanti ai giudici. Nell’ordinanza, firmata dal consigliere delegato Gianfranco Criscione, la Corte evidenzia la "gravità del reato ascritto all’arrestato e l’indubbia sussistenza di un concreto e forte pericolo di fuga", dato anche dalle condizioni economiche e dalla relativa libertà di movimento di cui finora ha goduto il giovane. Ha deciso, però, di non emettere una misura cautelare: i rapporti fra Italia e Russia dopo la guerra, e il rischio di persecuzioni politiche verso i dissidenti, stanno bloccando infatti i procedimenti di estradizione, come è emerso anche da altre decisioni.
Nel maggio 2022, la Cassazione aveva negato l’estradizione in Russia di un ricercato per omicidio arrestato a Ponte Chiasso, Konstantinos Akritidis, per la "persistenza endemica di maltrattamenti in cella". La Corte d’Appello di Milano, invece, aveva dato il via libera all’estradizione in Francia di due coniugi russi accusati di far parte di un’organizzazione di hacker. In questo caso, l’ordine di cattura arrivava da Parigi.