Marianna Vazzana
Cronaca

Milano, fotocronaca di un borseggio fallito: finte turiste sfilano un portafogli ma vengono subito bloccate

Un film che in città si ripete tutti i giorni, specie nei posti affollati: le malviventi approfittano di un momento di distrazione e infilano le mani in borse e tasche. La felicità della vittima quando riceve il maltolto

La restituzione del maltolto e l'arresto delle borseggiatrici

Milano – Sembrano dei prestigiatori. Come artisti consumati, ogni giorno inventano un nuovo numero da sperimentare. Ma restano rigorosamente lontano dai riflettori e puntano all’invisibilità. Ad acclamarli, d’altronde, non c’è nessuno. Anzi, il pubblico farebbe volentieri a meno di loro: sono i borseggiatori sempre in agguato in centro città e nei luoghi più affollati come le stazioni del metrò, punti d’approdo e di passaggio per migliaia di turisti, le loro vittime predilette. E in estate, in occasione di festività o di eventi, quando Milano diventa ancora di più una calamita per visitatori in arrivo da ogni parte del mondo, ancora di più bisogna tenere gli occhi aperti. Il rischio è ritrovarsi alleggeriti di portafoglio o cellulare senza neanche rendersene conto, diventando bersagli delle “mani di velluto" di turno.

L’ultimo colpo (naufragato) è di martedì pomeriggio: alle 17 sotto la Galleria Vittorio Emanuele due donne si accodano a un gruppo di turisti. Sono ben vestite, una indossa pantaloncini chiari, una maglietta rossa e la borsetta a tracolla, l’altra un abitino fiorato, entrambe pettinate con uno chignon, sembrano a loro volta in visita a Milano. E una ha il pancione. Con movimenti lenti e aggraziati si avvicinano sempre più alla massa di persone intente ad ammirare la volta e le decorazioni del salotto nel cuore della città, con il naso all’insù, nel tratto vicino a via Silvio Pellico.

Le due si fanno largo, si buttano nella calca, fingono di non riuscire a passare. Alcuni si spostano per agevolarle. In realtà è tutto calcolato: il trucco per riuscire a infilare la mano dentro la borsa di una donna e arraffare il suo portafoglio senza destare sospetti. La malcapitata, che poi si scoprirà essere una turista americana di 76 anni, in quel momento sotto la Galleria accanto a un’amica, non si accorge di nulla. Ecco le prestigiatrici all’opera, che in una manciata di secondi prendono il bottino e stanno per scappare.

Ma non sanno che a controllarle a vista, alcuni metri più in là, ci sono i poliziotti in borghese della squadra investigativa del commissariato Centro. Per gli agenti, quelli delle due donne sono volti conosciuti. Sanno bene che non sono turiste. E le bloccano in flagranza con il portafoglio appena sottratto. A supportarli intervengono anche i colleghi in divisa. Quando la vittima vede un agente avvicinarsi a lei è incredula, poi nota il suo portafoglio e capisce. Non si era accorta di nulla. Sorride, sollevata, insieme alla sua amica. Mentre per le due borseggiatrici scattano i controlli: sono due bulgare di 36 e 24 anni domiciliate nell’hinterland milanese e specializzate nei furti. La più grande ha sulle spalle una condanna per furto aggravato risalente al 2016. E scatta l’arresto. La più giovane, che era stata denunciata lo scorso febbraio per un borseggio messo a segno sempre in centro città, fa sapere di essere incinta all’ottavo mese e mostra le ecografie agli agenti. È lei ad aver infilato la mano nella borsa della vittima. E viene denunciata.

Il consiglio delle forze dell’ordine? Che ci si trovi a spasso tra i monumenti, seduti ai tavolini di un bar, dentro un negozio o sulla banchina ad aspettare la metropolitana, tenere sempre sotto controllo tasche e borse e non distrarsi. Perché i manolesta aspettano solo quello: il momento buono per colpire. L’invito a non abbassare la guardia arriva anche da annunci sonori diffusi da mesi in metropolitana e pure in alcune grandi catene commerciali del centro storico. Le banchine e i treni del metrò sono altri punti bersagliati, teatro di colpi. E ha fatto discutere nei mesi scorsi, generando anche un dibattito politico, la diffusione dei volti dei presunti ladri sui social, Instagram in testa: da un lato chi lodava l’iniziativa, dall’altra chi invocava il rispetto della privacy. L’interesse è stato tale che per settimane anche troupe televisive sono andate “a caccia“ di borseggiatori. Surreale la scena riportata da Il Giorno lo scorso marzo: alla stazione Duomo della linea rossa, quattro borseggiatrici professioniste si sono messe a correre incontro ai poliziotti in borghese della Polmetro (38 agenti sono attivi tutti i giorni, dalle 7 alle 23.30) avvistati sulla banchina, chiedendo "protezione” mentre fuggivano dalle telecamere delle tivù e dagli smartphone di cittadini. Un mondo al contrario.