REDAZIONE MILANO

Processo Lega Nord, pm: "No al rito abbreviato per Riccardo Bossi, a lui soldi per pay tv e multe"

Il figlio del fondatore della Lega Umberto Bossi è imputato assieme al padre e al fratello Renzo nel processo con al centro le presunte spese personali con i fondi del partito. Dopo il diniego del pm, il giudice si pronuncerà venerdì prossimo sulla richiesta della difesa

Riccardo Bossi

Milano, 14 settembre 2015 - "No" dal pm di Milano Paolo Filippini alla richiesta di processare col rito abbreviato condizionato all'ascolto di un testimone Riccardo Bossifiglio del fondatore della Lega Nord Umberto Bossi, imputato assieme al fratello Renzo nel processo con al centro le presunte spese personali coi fondi del partito. 

La difesa del giovane, oggi presente in aula, aveva chiesto il rito alternativo condizionato all'ascolto del sindaco di Lazzate (Monza - Brianza), Loredana Pizzi. "Questa testimonianza - ha spiegato in aula l'avvocato Stefano Banfi - dimostrerebbe che intercorreva un rapporto di lavoro tra Riccardo Bossi e la Lega".  Secco il diniego del pm: "La prova voluta dalla difesa come condizione per l'accesso al rito condizionato non e' decisiva. La Procura non contesta a Riccardo Bossi che gli fossero bonificate ogni mese spese cadenzate di importo preciso, ma che gli venivano pagate cartelle esattoriali, sanzioni amministrative, pagamenti agli abbonamenti per la pay tv". Inotre, ha sottolineato il magistrato, la dimostrazione di un rapporto di lavoro dovrebbe passare prima che da un teste da "una prova di carattere documentale". Il giudice dell'ottava sezione del Tribunale Vincenzina Greco si pronuncerà venerdì prossimo sulla richiesta della difesa.

Umberto e Renzo Bossi proseguono con il dibattimento assieme all'altro imputato, l'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito.  Il processo milanese con al centro l'accusa di appropriazione indebita è l'ultimo dei filoni dell'inchiesta, che nel 2012 ha travolto Umberto Bossi, rimasto a Milano. Gli altri sono stati trasferiti per competenza territoriale a Genova. Nel dibattimento milanese i pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini contestano agli imputati oltre mezzo milione di euro di soldi pubblici, ottenuti con rimborsi elettorali, che sarebbero stati usati dalla famiglia Bossi per pagare le spese più varie. Tra queste multe per migliaia di euro, la fattura del carrozziere, l'ormai famosa laurea in Albania di Renzo 'il Trota' e i lavori di casa Bossi a Gemonio.