Milano, 1 agosto 2024 – Scuote anche la politica milanese il ritiro, durante le Olimpiadi di Parigi, della pugile italiana Angela Carini dall’incontro di quarti di finale di boxe femminile nella categoria 66 chilogrammi contro l’algerina Imane Khelif, che diversi esponenti della politica italiana – soprattutto, ma non solo, di centrodestra – hanno definito una “pugile trans” nonostante non vi sia alcuna prova che sia così.
Le critiche della politica
“Lo sport è competere ad armi pari. Quelle non erano armi pari. Se il politicamente corretto invade lo sport, è la fine dello sport. O almeno di quello femminile”, ha commentato sul suo profilo Instagram l’assessora milanese allo Sport, Martina Riva. Parole che ‘sposano’ il pensiero della premier Giorgia Meloni (“Io penso che atleti che hanno caratteristiche generiche maschili non dovrebbero essere ammesse alle gare femminili e non perché si voglia discriminare qualcuno ma per tutelare il diritto delle atlete a competere ad armi pari”, ndr) e del vicepremier Matteo Salvini (“Una scena davvero poco olimpica: vergogna a quei burocrati che hanno permesso un match che evidentemente non era ad armi pari”, ndr).
“Possiamo tranquillamente dire che oggi le Olimpiadi sono finite ko”, le ha poi fatto eco il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, postando l’immagine di Angela Carini in ginocchio sul ring. "Questa foto di Angela Carini, scattata dopo il ritiro dal match contro Imane Khelif ritrae la sconfitta del buon senso e non dell’atleta italiana”.
Immediate le critiche al post da parte dalla consigliera comunale Pd transgender Monica Romano: “Da Consigliera comunale ma soprattutto da cittadina rimango sgomenta da un'assessora allo sport che pubblica un post degno di Eugenia Roccella. Alla faccia della Milano inclusiva e per i diritti”. E del consigliere Pd Michele Albiani: “Un post davvero inopportuno, figlio della disinformazione. Spiace che tu ci sia cascata così, a piè pari”.
Il ritiro di Angela Carini
Carini si è ritirata dopo neanche un minuto dall’inizio dell’incontro, spiegandosi così: “Io sono sempre andata oltre le polemiche, per me quando scavalco quelle corde chiunque hai davanti non fa differenza. Mi sono fermata perché ho sentito un forte dolore al naso. Il secondo colpo l’ho sentito sul naso fortissimo e ho capito che o mi fermavo da sola o mi sarei potuta fare male per davvero. E ho capito che forse era meglio essere intelligente e matura”.
La questione di genere
Non c’è alcuna prova che Khelif sia un’atleta trans, né lei ha mai parlato della sua identità di genere. La pugile, che ha 24 anni, ha già partecipato ai Giochi di Tokyo 2021, dove uscì ai quarti di finale. È stata ammessa alle Olimpiadi perché rispetta i criteri di accesso alle competizioni femminili. Rosario Coco, presidente di Gay.net, ha ricordato poi che “Imane Khelif annovera 14 incontri nella sua carriera, tutti nella categoria femminile, 9 vinti e 5 persi. Quindi 5 donne, come Angela Carini, l’hanno battuta”.
Tuttavia, l’anno scorso è stata esclusa dalla finale dei Campionati mondiali, gestita dalla Federazione internazionale di boxe, per via di eccessivi livelli di testosterone. Nel periodo dell’esclusione, il presidente della Federazione, Umar Kremlev, disse che “sulla base dei risultati dei test del Dna, abbiamo identificato un certo numero di atleti che hanno cercato di ingannare i loro colleghi e fingevano di essere donne”. La Federazione di boxe e il Comitato olimpico hanno regole diverse, ma va detto che alti livelli di testosterone non sono necessariamente legati a una transizione di genere, ma possono essere sintomo di iperandrogenismo.