DARIO CRIPPA
Cronaca

"Non ho le braccia ma ho imparato a volare"

Intervista alla ballerina, pittrice e scrittrice Simona Atzori

L'artista Simona Atzori (foto Grace Caruso)

Milano, 23 novembre 2016 - “QUANDO sono nata, sopra la culla hanno messo un carillon con api e farfalline. Di solito i bambini, estasiati, cercano di acchiapparle tendendo le manine. Io, però, le braccia non le avevo”. La prima svolta nell’incredibile vita di Simona Atzori, ballerina, pittrice e scrittrice nata senza braccia, inizia proprio lì, da un piccolo episodio. Le api di peluche giravano sopra la sua culla, “e io tesi i piedi per acchiapparle. Feci come avrebbe fatto qualsiasi bambino, ma utilizzando quello che avevo. I miei genitori capirono. E non pensarono più a cosa mi mancava, ma a cosa avevo”.

La sua vita non è stata facile.

“Sono nata a Milano (18/6/74, ndr). Genitori operai, una sorella”.

Mostre di pittura, spettacoli di danza, tanti premi...

“C’è stata una lunga strada prima”.

Si è laureata in Visual Arts in Canada. E l’Italia?

“Volevo andare all’Accademia di Brera, ma (sorride) non erano ancora pronti a una come me”.

Da dove è partita?

“Ho iniziato a dipingere a 4 anni e il parroco mi fece fare subito una mostra. A 8 anni entrai nell’Associazione dei Pittori che dipingono con la Bocca e con il Piede e ho iniziato il meraviglioso cammino nel mondo dell’arte: il mio gioco”.

E la danza? Ora è in tournée col violinista Matteo Fedeli.

“Sin da piccola appena sentivo la musica iniziavo a ballare e a 6 anni mi iscrissi a un corso di danza”.

E il suo handicap?

“Era talmente forte il mio amore per la danza che non ho permesso a niente e a nessuno di dirmi che non avrei potuto farla”.

Ha superato i suoi limiti?

“Senza braccia non hai equilibrio, ma ne ho trovato uno mio: ho spostato il baricentro e sono più salda di tanti ballerini professionisti...”.

Perché ha scelto di fare la pittrice e la ballerina nonostante le sue difficoltà?

“Forse sono un po’ romantica, ma mi piace dire che non ho scelto io la danza e la pittura: mi hanno scelto loro. Ho sentito sin da bambina che queste due discipline erano il linguaggio migliore per raccontarmi. Mi sono accorta che il mio aspetto era un limite per chi mi guardava ma l’arte mi consentiva di raccontarmi. Danza e pittura sono diventate le mie ali. O le mie “mani in basso”, come una volta mi disse una bambina”.

I suoi genitori non erano ricchi e non avevano studiato...

“Hanno fatto tanti sacrifici, mia madre mi diceva che senza braccia avrei avuto bisogno a maggior ragione di usare la testa. Le porte chiuse? La mia filosofia di vita è sempre stata mostrare che ci sono, ma senza voler dimostrare nulla a nessuno. Col sorriso si aprono molte porte”.

Crede in Dio?

“Credo soprattutto nella vita: la fede per me è aver compreso che il Signore mi ha disegnata così».

Si è mai chiesta perché fosse nata senza braccia?

«Tante volte, ma senza rabbia. La risposta che mi sono data è stata che dovevo fare quello che faccio così come lo sto facendo ora”.

Il suo fisico è un limite?

“No, è la mia ricchezza, mi percepisco così. Faccio incontri motivazionali nelle aziende, e parlo nelle scuole. Per molti sono un esempio, ma è una grande responsabilità”.

Oggi bambine come lei è più difficile che nascano, molte madri abortirebbero.

“I miei genitori scoprirono com’ero solo quando ero già nata, ma so che mi avrebbero tenuta. Fa effetto quando penso che bambine come me avrebbero potuto essere buttate via, ma non giudico, la libertà è sacra. Anni fa una famiglia seppe che il figlio che aspettava sarebbe nato con alcune “mancanze” e mi interpellò: non tentai di convincerli, non sarebbe stato giusto, mi limitai a raccontare come vivo e che sono felice.

Come andò a finire?

"Ogni tanto ci pèenso, ma non seppi mai cosa scelsero”.

Lei sorride sempre.

“Il sorriso non toglie la sofferenza che uno ha, ma ti può dare una mano ad affrontare la vita. La vita offre tante opportunità, sta a noi coglierle”.

Teme mai che chi la applaude sia mosso da pietismo?

“Per tanto tempo è stata un mia battaglia dimostrare che contava quel che facevo, e non come. Oggi ho capito che ognuno vede con gli occhi che ha”.

Di cosa ha paura?

“Un tempo della solitudine, poi - quando è morta mia madre ed è finita la storia col compagno che avevo avuto per 13 anni - ha bussato alla mia porta. E ho capito che la solitudine è la nostra vera compagna e ho iniziato a farmela amica”.

Cosa le dà felicità da artista?

“Gli applausi alla fine fanno piacere, ma sono effimeri... quello che conta è come ci sei arrivata, come lo hai costruito, le prove, la scelta dei costumi, tutto quanto ha creato quello spettacolo che ora sta suscitando quegli applausi: il viaggio è la vera felicità”.