
Il negozio di via Varanini (Newpress)
Milano, 18 agosto 2016 - Fu il primo a importare il burkini in Italia, nella capitale della moda. Era la calda estate del 2009, la quarta più calda degli ultimi due secoli, si diceva allora nell’afosa Milano. E Ibrahim Shaabani aveva avuto un’intuizione: pensando che le musulmane d’Italia avrebbero apprezzato, aveva deciso di far spazio al costume da bagno ‘integrale’ tra gli scaffali della sua Libreria islamica Iman che già ospitava capi della tradizione. Anticipò a suo modo anche il noto e italianissimo marchio di costumi Arena che, cinque anni più tardi, lanciò sul mercato il suo burkini Maysun Swim cover-up pensando pure alle campionesse olimpiche. Nella bottega di via Varanini, traversa tranquilla del trafficatissimo viale Monza, Shaabani ha venduto una quarantina di burkini l’anno sino all’estate scorsa. Quest’anno però niente costume: non c’entrano meteo o politica, è la legge del mercato, nuda e cruda. «Io non faccio politica, io vendo – ribadisce Shaabani – è semplicemente una questione di domanda e offerta: non sono arrivati ordini e abbiamo deciso di non acquistarli. L’anno prossimo? Speriamo di riavere i burkini». «Quaranta costumi all’anno non sono tanti se si fanno le proporzioni con le donne che portano il velo a Milano e fuori, visto che la fetta più grande del mercato si serve comunque qui – ammette, calcolatrice alla mano – però continuo a pensare che sia un capo comodissimo». Per permettere anche alle donne musulmane di fare il bagno al mare o in piscina in tutta comodità aveva scelto il meglio sul mercato rivolgendosi ai fornitori dalla Turchia, di Francia e Belgio. «La qualità e il prezzo sono buoni – continua il commerciante algerino –, i costumi costano dai 30 ai 50 euro, il tessuto è ottimo, impermeabile e non si incolla alla pelle, permettendo il movimento». La sua libreria è chiusa per ferie, riaprirà i battenti a settembre, con l’estate ormai alle spalle. Shaabani è al corrente delle ultime polemiche e sa che pure la ‘sua’ Lombardia sta per vietare il burkini. «In Lombardia va di moda il verde – commenta, fuori dai denti –. Povera Italia, con questa categoria di politici che scappa per non risolvere i veri problemi della gente. Per gli italiani penso che sia l’ultimo dei problemi sapere se uno va al mare nudo o vestito». L’amarezza si sente. «Come libreria sto lottando per rimanere qui, per far vivere il mio negozio. Le gente non legge, la gente ha bisogno di lavorare. Ma loro preferiscono parlare di burkini».