Milano, 17 maggio 2022 - Una busta con due proiettili è stata recapitata nella cassetta postale dell’abitazione di Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano. Stando a quanto confermato al Giorno da più fonti, la missiva anonima, che non conteneva frasi minacciose o altri riferimenti scritti al destinatario, è arrivata a destinazione una settimana fa, il 10 maggio; ieri mattina Meghnagi si è presentato in Questura per sporgere denuncia sull’accaduto. Al momento, non è chiaro a cosa sia legata la pesante intimidazione, anche perché, come detto, oltre ai proiettili non ci sarebbe altro all’interno della lettera minatoria.
Adesso toccherà agli investigatori della polizia, d’intesa con la Procura, avviare tutti gli accertamenti necessari per cercare di risalire al mittente e per capire cosa lo abbia spinto a inviare due proiettili all’imprenditore, eletto lo scorso novembre a capo della Comunità. Non è certo un periodo facile per Meghnagi, che nelle ultime settimane è finito al centro di una dura polemica interna. Tutto è nato ai primi di maggio, quando i consiglieri della lista "Milano ebraica" hanno chiesto la convocazione urgente di un Consiglio straordinario per chiedere le dimissioni di Meghnagi, a capo della lista "Beyachad-Insieme". Il motivo? La lettera che il presidente della Comunità ha inviato alla kermesse di Fratelli d’Italia, in programma al Mico dal 29 aprile al primo maggio, per scusarsi della sua mancata partecipazione. "Caro Ignazio, cara Giorgia – l’incipit della missiva letta nel corso della convention di partito dal vicepresidente del Senato Ignazio La Russa –, ringrazio per l’invito a intervenire come ospite alla vostra assemblea programmatica, alla quale per impegni fuori Milano non potrò essere presente".
E ancora : "Ho seguito dai mezzi di informazione la vostra manifestazione così come, sin dai tempi della tua sincera amicizia con mio padre Isacco, seguo con attenzione l’evoluzione della destra politica italiana, che mai ha mancato di schierarsi con Israele in politica estera e che è in prima fila nella condanna dell’Olocausto e delle orrende leggi razziali, la più grande tragedia della Shoah". Infine, "sono a conoscenza dei vostri ottimi rapporti a Roma come a Milano con esponenti della Comunità ebraica e mi rallegra sapere che ci accomuna l’amore per il valore della libertà e, da buoni conservatori, lo sguardo al futuro, ma sapendo conservare le tradizioni e l’identità che contraddistingue ogni popolo". Fin qui la lettera. Nel mirino dei detrattori, è finito anche un articolo pubblicato il 2 maggio sul sito "Mosaico", in cui lo stesso Meghnagi ha chiarito la genesi di un suo messaggio "strettamente personale" pubblicato sul Secolo d’Italia: "A un invito a cui non ho aderito, ho risposto che sto seguendo con attenzione l’evoluzione della destra, che, seppur dimostri vicinanza allo Stato d’Israele e abbia fatto passi avanti nella consapevolezza della storia della Shoah, ha ancora una forte necessità di fare i conti con le sue pericolose frange estremiste".
Parole che non sono bastate a placare le proteste di una parte della Comunità, tanto che tre giorni fa i componenti dell’opposizione si sono dimessi in blocco. La concomitanza tra questo caso e l’invio della busta con proiettili non è ovviamente sfuggita, anche se al momento non c’è nulla che possa far ipotizzare un collegamento.