Il filosofo e scrittore Leonardo Caffo, 35 anni, è sotto processo a Milano con le accuse di maltrattamento aggravato e lesioni nei confronti della sua compagna. Nei suoi confronti è stata inoltre emessa la misura cautelare del divieto di avvicinamento. Secondo l’accusa formulata dal pm Francesca Gentilini, tra il 2019 e il 2022 ha maltrattato "con inaudite violenze verbali, morali e fisiche" la sua convivente da cui ha avuto una figlia. Il giovane filosofo, che è anche docente allo Iulm e opinionista, l’estate dell’anno scorso è stato denunciato dalla sua compagna, la quale aveva lamentato una relazione di convivenza fatta di "continue prevaricazioni, violenze fisiche e psicologiche" da parte di lui. La donna, come si legge negli atti processuali, sarebbe stata bersaglio, anche durante la gravidanza, di una "pressoché quotidiana valanga di offese umilianti" tesi a denigrarla e a farle perdere "la propria dignità".
Riceviamo e pubblichiamo
In relazione a quanto scritto, il Giorno ha ricevuto una lettera firmata da Leonardo Caffo che pubblichiamo di seguito. “Scrivo in merito ad alcuni articoli usciti in questi giorni in relazione al procedimento penale a mio carico avanti il Tribunale di Milano. Un anno e mezzo fa sono stato accusato del reato per cui si procede: da allora molte cose sono cambiate ed è decaduto il provvedimento di allontanamento in sede civile. In sede penale ho scelto il vaglio dibattimentale per sentirmi dichiarare innocente: sono stato sempre presente in aula e, tramite i miei legali, sto contestando tutte le accuse. Il procedimento è stato rinviato e non sono ancora state sentite tutte le persone coinvolte. Quindi le accuse sono ancora tutte da provare. La strada è ancora lunga e il processo è appena all’inizio. Far emergere la sola tesi accusatoria ha creato un clima di gogna mediatica (...) Questa vicenda mi ha devastato come uomo, questa tempesta mediatica mi sta uccidendo come professionista. In due giorni ho perso quasi tutti i miei lavori. Mi resta la dignità, che mi porta a scrivere questa lettera. Perdere il lavoro, la credibilità umana e professionale, vedere bruciato in un attimo il lungo percorso di ricerca di questi anni mi fa pensare che non abbia senso andare avanti. Mi conforta solo questo pensiero: la verità si nasconde benissimo, il rumore tende a coprirne e deturparne le forme, ma il tempo le sa dare il suo spazio”.