GIULIO MOLA
Cronaca

Giovani calciatori dall’Africa a Milano, sognando San Siro

Hanno pagato da 1.500 a 2.500 dollari per arrivare in Italia. Li riconosci subito alla stazione Centrale: minorenni con le maglie dei calciatori

Calciatori in Afria

Milano, 8 febbraio 2020 - Sognano San Siro, indossano la maglia dei loro idoli, Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic. Vedono nel calcio l’unica ancora di salvezza i piccoli migranti, quelli ingannati dai falsi procuratori o costretti a fuggire dalla propria terra per paura della guerra. Sbarcano in Italia soli, senza genitori, abbandonati a se stessi. Hanno gli occhi gonfi di lacrime e pieni di paura, ma appena scesi dai barconi dei trafficanti, cercano un pallone con cui giocare. Anche scalzi.

Da Lampedusa e dai centri di accoglienza siciliani in tanti vengono trasferiti in Lombardia (più di un migliaio lo scorso anno), soprattutto a Milano. "Spero di vedere almeno una volta San Siro, è qui a pochi chilometri..." - dice Bouba -. Con lui Abdoul, sono due fra i tantissimi minorenni stranieri (quasi 5mila) arrivati soli lo scorso anno in Sicilia e poi “dirottati“ a Milano. Educati, timidi, raccontano con emozione l’odissea vissuta: "Volevamo lasciare il Senegal e inseguire il nostro sogno, una squadra di calcio. Una persona ci convinse a fare dei (falsi) provini con dei coetanei e poi ci disse che saremmo dovuti arrivare coi barconi in Italia, perché così avremmo potuto avere lo “status“ di rifugiato e magari essere tesserati in club diletantistici, e che lui aveva i contatti giusti". L’intermediazione costa 1.500 dollari a testa, inclusi i “trasferimenti“ via terra e via mare. Entrambi lasciano il Senegal, passano Mali, Burkina Faso e Niger per attraversare il Sahara e raggiungere la costa libica. "Eravamo una ventina nel deserto, siamo arrivati in 9 in Italia. Per due mesi siamo rimasti senza acqua e senza cibo, con il pick-up rotto e abbandonato dal trafficante che ci accompagnava. E poi i lavori da spaccarsi la schiena per pagare la polizia del Niger e riprendere il cammino. Adesso che siamo qui non sappiamo cosa ci riservi il destino ma speriamo di trovare una squadra". Tifano Milan, dormono nei centri di accoglienza cittadini e giocano nei giardini. Quando possono si affacciano nelle stanze di “Civico Zero“, un centro di Save The Children a due passi dalla stazione Centrale. È lì che li avviciniamo, mentre ascoltano canzoni di Sferaebbasta e di Anastasio.

In base ai dati del Pronto Intervento Minori del Comune di Milano, i minori non accompagnati presi in carico dal servizio sono stati 497 nel 2013, 605 nel 2014, 605 nel 2015, 591 nel 2016 e un migliaio nel 2017. Lo scorso anno tra gennaio e giugno hanno frequentato per la prima volta il centro 129 minori e qualche neomaggiorenne, la maggior parte dei quali arrivano da Gambia, Guinea, Nigeria, Eritrea. Si ritiene, però, che il numero dei minori e neo maggiorenni migranti presenti in città sia maggiore. In tanti sfuggono al sistema di protezione e quando raggiungono la maggiore età, diventano difficili da intercettare tanto da essere definiti “invisibili”. Così dal sogno del pallone si passa al serio rischio di esporsi a situazioni di marginalità e devianza. I principali luoghi di aggregazione di questi ragazzi sono Via Statuto, Via Imbonati/Maciachini, la zona del Duomo, Piazzale Martini, via Ciceri Visconti, Piazzale Insubria e Viale Molise. E ovviamente la stazione Centrale. La partitella pomeridiana su marciapiedi o erba spelacchiata è un appuntamento fisso. Non c’è durata, si gioca finché è possibile. Ci sono ragazzoni e ragazzini, fisici robusti e gracilini. In pochi hanno i piedi delicati, ma tutti una grande passione. Milano è una tappa di passaggio, o forse no. Non lo sanno neppure loro.