Milano - Michele (nome di fantasia) si è trovato suo malgrado nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il ventunenne è finito all’improvviso nel mirino di un ragazzo che aveva solo voglia di attaccare briga con chiunque gli capitasse a tiro. Ne è nata un’aggressione senza perché, e neppure l’espressione "motivi abietti e futili" (che gli vengono ora contestati come aggravante) riesce a rendere bene l’idea dell’insensatezza di un raid a freddo, originato da un banale contatto in discoteca e atteso per almeno mezz’ora: il diciottenne K.F., fotografa il giudice, "si è determinato ad agire – ed è rimasto ben fermo nel proprio proposito – al fine di sfogare il suo istinto violento", manifestando "la sua distorta visione di cosa sia uno sgarbo e dei metodi e mezzi per lavare una – preme ricordarlo, supposta – onta subìta".
Di più : nonostante fossero passate più di due ore dalla presunta offesa, il ragazzo "ha mantenuto una rara perseveranza e persistenza nella propria azione criminosa", mettendo in evidenza "una propensione alla violenza, vista come mezzo per risolvere qualsiasi dissidio nonché per imporre la propria “autorità” e rimarcare il proprio, asserito, “prestigio sociale”". A meno di tre mesi da quell’alba drammatica, martedì pomeriggio gli agenti della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal vice Alessandro Carmeli, sono andati a bussare alla porta dell’appartamento di Cinisello Balsamo in cui K.F., che compirà 19 anni a fine mese, vive coi genitori per notificargli l’ordinanza emessa dal gip Carlo Ottone De Marchi su richiesta dell’aggiunto Laura Pedio e del pm Simona Ferraiuolo: secondo le indagini, è lui l’autore della brutale aggressione andata in scena il 9 ottobre davanti al Sio Cafè, il discopub di via Temolo che dopo quel blitz (e in virtù di due precedenti sospensioni datate 2017 e 2019) è stato chiuso per revoca della licenza. K.F. avrebbe colpito Michele con un calcio all’orecchio sinistro, provocandone la rovinosa caduta sull’asfalto e mandandolo in ospedale con un trauma cranico e un principio di emorragia lacerocontusiva frontobasale che gli sono costati 60 giorni di prognosi e problemi d’udito si spera non permanenti. Il giudice ha disposto l’obbligo di dimora nel Comune di residenza, il divieto di allontanarsi da casa tra le 21 e le 7 e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tutti i giorni della settimana, ritenendo tali misure (meno punitive dei domiciliari chiesti dalla Procura) sufficienti ad arginare l’adolescente; in caso di violazione, potrebbe finire in cella.
Non basta : il questore Giuseppe Petronzi gli ha affibbiato pure il "Daspo Willy", bandendolo per due anni da bar, locali e in generale da tutti i luoghi in cui si svolge pubblico intrattenimento e in cui si somministrano cibi e bevande. Quella notte, i primi a intervenire alle 5.15 sono gli agenti della Volante Niguarda: a terra c’è Michele, in stato di semicoscienza, "con un’evidente ferita con fuoriuscita di sostanza ematica dalla testa". In tanti hanno visto, a cominciare dagli amici del ventunenne: descrivono l’aggressore, scappato verso il parco della Bicocca e vanamente inseguito da due buttafuori, come un italiano di 1,75 metri, capelli biondi e una maglietta bianca con la scritta "Armani". Qualcuno, pur non conoscendo il nome del ragazzo in fuga, lo associa comunque a un profilo Instagram, subito mostrato ai poliziotti; nella foto di presentazione (che poche ore dopo verrà rimossa) si notano la stessa t-shirt che aveva addosso il 9 ottobre e un tatuaggio sull’avambraccio. E poi ci sono le parole di due addetti alla sicurezza, che riferiscono di aver respinto all’ingresso il diciottenne poco prima dell’una e di averlo mandato via per quattro volte nel corso della serata (perché rovesciava i tavoli e infastidiva gli altri clienti) dopo che era riuscito a entrare scavalcando la recinzione dell’area fumatori sul retro; e aggiungono che in un’occasione era stato momentaneamente allontanato insieme a un altro ragazzo (che poi si scoprirà essere Michele) che lui aveva provocato e minacciato dopo un banale contatto in pista.
Alle 4.30 , i racconti, verbalizzati dagli specialisti della Mobile e incrociati con l’analisi dei filmati delle telecamere, collocano K.F. davanti al Sio, come se stesse aspettando qualcuno. Quando gli amici di Michele capiscono che il bersaglio è proprio lui, escono e provano a tranquillizzare il diciottenne: "È meglio che non litighi con lui, non sai con chi hai a che fare...", si sente dire uno di loro da un’amica dell’aggressore. Alle 4.56, il ventunenne esce, e K.F. lo punta immediatamente: si mette in guardia a mo’ di pugile e sferra due pugni; poi il calcio "da arti marziali" che colpisce Michele alla testa. Il ragazzo perde l’equilibrio e piomba a terra senza neppure mettere le mani avanti per attutire l’urto: "Ho sentito il tonfo", dirà uno della sua comitiva.