Milano, 25 giugno 2017 - Ci risiamo. Comincia l’estate, le piazze si affollano e le ordinanze dei Comuni per “punire” i comportamenti ritenuti poco adeguati fioriscono dappertutto con motivazioni che riguardano, sempre, il rispetto della quiete pubblica e della tranquillità degli anziani. Fra i divieti che più fanno discutere (non c’è pietà per i trasgressori, multe salatissime da parte di inflessibili vigili) quello di tirare calci al pallone per strada, ovvero uno dei giochi preferiti dai fanciulli quando le scuole chiudono i portoni mandando tutti in vacanza. Forse l’unico gioco che mette tutti d’accordo e fa sentire tutti uguali, quelli bravi e i meno atletici, quelli più educati e i bulletti di quartiere. Ma con il trascorrere del tempo questa convivenza in città sempre avare di spazi si è fatta difficile. In Lombardia i primi Comuni ad affiggere cartelli invitando la cittadinanza (i bimbi, mica il tranquillo pensionato...) a non giocare a calcio in strada in strada furono, fra gli altri, Lissone (il regolamento risale, come in parecchi casi, agli anni Trenta, ma secondo le autorità locali le norme avrebbero ancora efficacia), Miradolo Terme, Legnano, Saronno, Villasanta (in Brianza) e Cortabbio (ma in questa frazione di Primaluna, nel Lecchese, gli abitanti hanno scoperto che quel datatissimo cartello con tanto di divieto oggi non avrebbe alcun valore).
Adesso il divieto si è esteso in quasi tutte le province. Lo scorso anno anche in Valtellina (in particolare il Comune di Campodolcino) si era sposata la linea intransigente, e poi Lodi e Cazzago Brabbia (Varese). Da poche settimane nell’elenco ha debuttato Verdello (Bassa Bergamasca): per i calciatori “molesti” che trasgrediscono al divieto multe da 50 euro. Peggio va a Borgo San Giovanni (Lodi), poco meno di 2.300 anime dove le multe ai trasgressori del divieto possono oscillare tra i 25 e i 500 euro. Più “economico” Arzago d’Adda, meno di 3.000 abitanti in provincia di Bergamo: qui gli articoli 22 e 35 del regolamento di polizia urbana dispongono «il divieto del gioco del pallone o altri giochi collettivi sulla pubblica via, nelle isole pedonali e nelle zone a traffico limitato» con ammende dai 25 ai 75 euro. C’è pure un Comune, quello di Nerviano (Milano) dove la decisione del sindaco di vietare partitelle di calcio in strada (e pure il gioco del frisbee...) è stata capovolta dal Tar che ha accolto il ricorso contro l’ordinanza 34 restituendo il pallone ai giovanotti. Più gonfio di prima.
A questo punto solo un quesito da porre agli amministratori locali: ma il gioco all’aperto (e quindi anche calciare un pallone) non è un diritto dei bimbi alla luce di quanto scritto nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza? Ai sindaci (o ai giudici) l’ardua sentenza.