
Nicolò Fagioli, Mattia Perin e Cristian Bonaiuto
Milano – Dopo aver agganciato i calciatori, entrando nei giri giusti per fare soldi, il presunto organizzatore delle scommesse clandestine, Tommaso De Giacomo detto “il professore”, temeva di perdere i suoi clienti. Un’agitazione, emersa dalle chat agli atti dell’inchiesta, scatenata dalla proposta del portiere della Juventus Mattia Perin, tra gli sportivi indagati per aver scommesso illecitamente, di cambiare piattaforma scegliendone una “più economica”, con minori trattenute sulle puntate.
“Prova a giocare un centesimo sul sito che sta proponendo Perin e non ti rivolgo più la parola, mi metto di punta”, scrive De Giacomo all’attuale centrocampista della Fiorentina Nicolò Fagioli, che secondo le accuse avrebbe procacciato per lui “clienti“ agganciando altri calciatori. Le manovre di Fagioli e De Giacomo, a un certo punto, avevano destato i sospetti degli altri giocatori.
“Ora scopriamo la polvere sotto il tappeto e si svelano gli altarini, mi puzza un po’ sta cosa”, afferma Perin che nel nel gruppo WhatsApp “poker senza Zaniolo” (una chat con oltre 10mila messaggi scambiati, fulcro del “vorticoso” giro di giocate) propone di cambiare piattaforma e pubblica il link a un sito con credenziali che gli sarebbero state fornite da un’altra persona, probabilmente un bookmaker clandestino “concorrente“ di De Giacomo. Cristian Buonaiuto, un altro calciatore indagato, gli offre manforte, affermando che “durante il periodo del lockdown utilizzava una piattaforma senza rake (commissione, ndr)”.
Per prevenire una fuga di giocatori dalle piattaforme promosse da De Giacomo, Fagioli propone nel gruppo un nuovo sito (betsport22.com) meno oneroso. Scrive che la piattaforma suggerita da Perin ha problemi tecnici, ne mette in dubbio l’affidabilità. E, così, anche grazie al “regalo“ di un bonus da spendere, i calciatori restano fedeli a De Giacomo. Manovre che emergono dalle indagini delle Fiamme gialle, che documentano anche i prestiti chiesti da Fagioli, sommerso dai debiti, ad altri giocatori prospettando la realizzazione di una “plusvalenza con l’acquisto e la successiva rivendita di orologi”.
Questo modo di rastrellare denaro si evince per esempio da una chat dell’agosto di tre anni fa nella quale Fagioli propone a Radu, difensore ex Juve (non indagato) di fare “un investimento a breve termine”. De Giacomo faceva soldi muovendosi nel mondo delle piattaforme online clandestine, ma era ben radicato anche nel gioco fisico legale, tra Milano e hinterland.
De Giacomo, annotano gli inquirenti, “risulta gestire sia la sala scommesse Snai” in via Famagosta 34 a Milano, di proprietà della madre, sia la sala Eurobet di Opera, formalmente gestita da un uomo che è “risultato essere un mero prestanome”.
L’ex giocatore di hockey Patrik Frizzera, pur non avendo formali rapporti lavorativi, era il suo collaboratore “ombra“. Frizzera risulta amministratore unico di una Srl, la Cali 2013, con sede legale a Rozzano e “operante nell’ambito delle lotterie e scommesse”. Società che “non ha mai presentato le dichiarazioni fiscali”. Stessa assenza di dichiarazioni anche per la Vet Bet Srls, gestore di un bar a Locate Triulzi.
Lo stesso Frizzera, come risulta dagli accertamenti, dal 2018 “non risulta aver mai presentato alcuna dichiarazione fiscale”. De Giacomo, inoltre, fino al 2024 era stato amministratore del Circolo Quinto Romano, poi passato al padre che risulta anche intestatario della sua Porsche Mecan. Non luoghi qualunque, perché secondo le indagini i contanti venivano consegnati a De Giacomo al circolo sportivo a Quinto Romano, nelle sale scommesse di famiglia e a casa sua. Un intrico di società, prestanome, interessi, ricchezze nascoste al Fisco e “nero“. Quando il giro è cresciuto, i bookmaker hanno coinvolto nel sistema dei Rolex anche un’altra gioielleria, con negozio a Legnano. De Giacomo, nel 2022, scrive a Fagioli: “Mi serve per forza la foto del bonifico e una roba precisa (...) è gente con cui faccio le cose da poco”.