ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

La storia di Anna: "Io, calzolaia per passione"

Nel 2012 ha rilevato il negozio che esisteva da settant'anni. Poche istruzioni dal proprietario e poi... via

Anna Napolitano da quattro anni è un punto di riferimento in zona Conciliazione (NewPress)

Milano, 9 agosto 2017 - Anna Napolitano, 43 anni, da quattro anni aggiusta calzature e borse in via San Michele del Carso all’11. Il negozio non ha un nome, ma è riconoscibilissimo. Primo: non assomiglia all’«antro» oscuro di un calzolaio. Alle pareti ci sono riproduzioni di pittori famosi, come Vittorio Corcos, specchi incorniciati. All’ingresso un paio di poltrone da teatro e varie monografie di artisti. Ma soprattutto in questa bottega di zona Conciliazione c’è un flusso costante di persone che neanche il bar vicino. Non solo i clienti che ritirano le scarpe – conservati in una ex libreria in legno massiccio – ma anche gente del quartiere che bussa per raccontare l’ultimo episodio della sua esistenza… Li accoglie sempre con un sorriso Anna. Una vita all’insegna del coraggio di mettersi in gioco.

Il suo segreto?

«Non aver paura. Sono nata ad Ulma, in Germania, la stessa città di Albert Einstein, da una famiglia italiana. Poi quando avevo un anno siamo tornati in Italia, trasferendoci in un piccolo paesino in provincia di Avellino, Sirignano. A 19 anni sono partita da sola alla volta di Milano».

Come è stato l’impatto con la metropoli?

«Impressionante. Arrivai il 1° aprile del 1993. Ricordo che scendeva la pioggia. Mi colpirono la larghezza dei viali, i palazzi alti, il traffico. Il giorno successivo ebbi un’altra sorpresa. Notai che erano tutti eleganti, come al sud ci si veste solo la domenica, e nei cortili non c’erano i bambini a giocare»

Dove stava?

«A Corvetto che allora era una periferia ancor più trascurata. Per campare ho fatto mille lavori: la baby sitter, la guardarobiera, la commessa. Nel 2010 ho deciso che era il momento di aprire un’attività autonoma. Ho gestito una gelateria, poi una lavanderia e infine nel 2012 ho rilevato questa bottega di calzolaio che esisteva da 70 anni. Ho seguito qualche insegnamento dall’ex proprietario ma poi ho imparato i segreti del mestiere tutto da sola».

Diffidenza nei confronti di una calzolaia?

«Al contrario. Le clienti mi dicono che sono orgogliose che abbia il coraggio di cimentarmi in un mestiere maschile. Gli uomini rimangono sorpresi piacevolmente».

La crisi ha avvantaggiato il comparto?

«Si sente spesso dire in tv ma mi pare una considerazione priva di fondamento. Le scarpe di fabbricazione cinese costano quanto una riparazione. Le calzature di pessima fattura sono la dannazione per chi fa il mio mestiere: ti si rompono in mano mentre le aggiusti. Quelle di qualità sono più facili da riparare: la tomaia dura per decenni, si tratta solo di sostituire il fondo».

La scarpa più bella a cui ha ridato vita?

«Un paio da uomo su misura. Erano ancora tenute bene dopo 40 anni di vita vissuta».

Come le appare la città adesso?

«Meravigliosa. Adoro i Navigli dove abito, così accesi e pieni di vita ad ogni ora del giorno. Mi piace scoprire le sue bellezze nei miei giri notturni in bicicletta: questa città riesce ancora a incantarmi».