ANNA MANGIAROTTI
Cronaca

Camillo Fornasieri: "Il mio idolo don Giussani. Maestro di vita e amicizia"

La città e i suoi cambiamenti visti dal direttore del Centro Culturale di Milano "Dietro la statua del Beccaria si vede la Madonnina: una metafora perfetta".

La città e i suoi cambiamenti visti dal direttore del Centro Culturale di Milano "Dietro la statua del Beccaria si vede la Madonnina: una metafora perfetta".

La città e i suoi cambiamenti visti dal direttore del Centro Culturale di Milano "Dietro la statua del Beccaria si vede la Madonnina: una metafora perfetta".

Per Camillo Fornasieri, spostarsi ogni giorno da Seregno per “andare al largo” - titolo di festival del Centro Culturale di Milano, che dirige - significa infilarsi in un angolino di Milano che più centrale non si può.

Un paradosso?

"La nostra sede, in largo Corsia dei Servi, è un palazzetto progettato da Caccia Dominioni nel ’90, già destinato alla cultura. Fondazione Cariplo e il Comune ci hanno dato il coraggio di ritrovare questa destinazione".

E vi ha condotto il destino?

"Qui a fianco, nella chiesetta di san Vito al Pasquirolo, hanno scoperto l’atto di Battesimo di Caravaggio: Fermo e Lucia, i suoi genitori, abitavano in via (attuale Galleria) Passarella".

Accanto, manzoniani c’erano pure i Forni del famoso assalto. Sotto, rimane qualcosa di Mediolanum.

"Sì, visibili, coperti dalla struttura in vetro, ci sono i ruderi delle Terme Erculee, II secolo: Milano cammina sopra la sua storia ed edifica storia sempre nuova".

D’accordo, la geografia urbana. Però, chiamarvi Centro Culturale di Milano non è da vanitosi?

"Vanitoso era semmai il punto di vista di chi commentava, quando scegliemmo un “di” di appartenenza, mentre Milano era “livida e sprofondata per sua stessa mano”, come cantava Fossati".

Oggi?

"Quando arrivo in ufficio, vedo la statua del Beccaria e in controluce la Madonnina: la città della fede e della ragione, sugli stessi marciapiedi. Il pensiero mi riporta tutti i giorni a don Giussani, maestro di vita e di amicizia".

Il fondatore.

"Il Centro nacque nel 1981, in corso Matteotti 14. Tra i fondatori, sì, don Giussani in primis. Inviò e sostenne giovani e meno giovani: Luigi Amicone, Sante Bagnoli (Jaca Book), Antonio Intiglietta (oggi GeFi, Artigiano in Fiera), Onorato Grassi. Io arrivai dopo l’Università nel ’90".

Attuali compagni suggeritori?

"Diversi componenti, Giorgio Vittadini, Stefano Boeri, Salvatore Carrubba, Silvano Petrosino, Roberto Mussapi, Giulio Sapelli. E a confrontarsi su problemi molto milanesi, riconosco la saggezza di tanti, da Piero Bassetti a Guido Brambilla, magistrato “spesso” di Sorveglianza".

Calcoliamo finora 3.000 eventi?

"Anche più, mentre sono mutate Milano e l’Italia. Vorrei perfezionare l’archivio: vi appare sempre una città dove nasce un pensiero, si condivide una bellezza. Ma dovremmo spendere il triplo in comunicazione. Invece, destiniamo tutto quel che riceviamo da sponsor pubblici e privati per realizzare momenti alti e popolari di parola, teatro, musica, arte, discussione".

Cos’ha contro la comunicazione?

"La narrazione, precisiamo, si sta sovrapponendo alla cultura. Costa. Perciò la fanno i fondi d’investimento. Proiettati su grandi teatri e spettacoli di star internazionali, piuttosto che sul periferico genius loci, scavalcano il Paese reale".

Già la speculazione edilizia ancella l’ambiente “proprio”, tanto da non capire più se ci troviamo a Milano o in una qualsiasi metropoli contemporanea.

"Le metropoli vivono tutte di una vita visibile e di una nascosta. A Milano, secondo fonti delle Forze di Polizia, scorrono fiumi di cocaina".

La fragilità in cui si dibattono famiglie, giovani, persone adulte, trova soccorso nella psicoterapia. Senza che si consumino lacerazioni con la cultura della Chiesa?

"Ho fatto incontrare tante volte a Milano Eugenio Borgna, appena scomparso. Audace psichiatra. Teorico della “comunità di destino”: dove chi cura e chi è da curare non possono non avere i cuori sintonizzati. Preziosa definizione anche per un’azienda, un luogo di lavoro, una casa...".

Ma “single” è la dimensione ormai dominante. E anche il caro casa allontana le nuove generazioni. Come trattenere chi (come uno dei suoi figli, per esempio) va a insegnare in un’università straniera?

"A un’assemblea con due Sindaci a confronto, suggerivo di equiparare gli stipendi dei nostri iniziali ricercatori a quelli pagati in altre parti d’Europa".

Desiderio di felicità, a ogni latitudine, fotografa Scianna nella mostra “La geometria e la compassione”, fino 18 gennaio 2025 al CMC. Che ha sempre favorito amicizie tra i popoli, giusto?

"Mi piace ricordare infatti le serate con Chaim Potok, il grande scrittore ebreo americano mai prima intervenuto a Milano".