Sesto San Giovanni (Milano), 17 ottobre 2014 - Disegnato e costruito da Luigi Perrone tra il 1902 e il 1904, è uno dei primi edifici in cemento armato. Perché Campari non ha inventato solo la pubblicità moderna e l'aperitivo, ma anche un modo nuovo di progettazione. Con i suoi 110 anni, l'ex stabilimento di viale Gramsci è uno dei reperti archeologici di Sesto. Il gruppo ha voluto celebrare l’anniversario in grande stile. Con la mostra «La fabbrica Campari – 110 anni di innovazione e successo per migliorare la città», che si è aperta nella Galleria che conserva la facciata liberty a mattoni e l'insegna storica in ferro battuto. Una retrospettiva lunga oltre un secolo, per raccontare la trasformazione da azienda di carattere artigianale a multinazionale. E di un edificio che nasce di mille metri quadrati e diventa un isolato con quartier generale, torri residenziali, museo, ristorante e parco pubblico.
L'esposizione nasce dalla tesina di tre studentesse del Politecnico di Milano, oggi neo ingegnere. Un lavoro scovato quasi per caso dai dirigenti Campari, che ammettono: «Non credevamo neanche noi di avere così tanto materiale». Così la telefonata dell'azienda all'università e il «reclutamento» di Livia Preda, Claudia Pozzoni e Anna Farina per allestire i pannelli e raccontare la fabbrica del bitter più famoso al mondo. «Sono sestese e nei miei ricordi di bambina c'è la Campari con i profumi che uscivano dallo stabilimento» rivela Livia. Dal laboratorio di Storia dell'architettura, sotto la guida della docente Maria Antonietta Breda, è nata una ricerca di sei mesi. «Abbiamo riscoperto la vecchia fabbrica, con il privilegio di entrare nell'archivio e ricostruire delle soglie storiche. Alla curiosità di vedere cosa c'era prima si è unita la meraviglia di avere tra le mani documenti originali. L'archivio è un po' come uno sgabuzzino, dove trovi sacchetti pieni di tavole. Poi la sfida di trasformare il lavoro di quattro anni fa in un percorso sull'innovazione dell'edificio».
Che già all'inizio del secolo scorso veniva definito di «garbata modernità» e che oggi porta la firma degli architetti Mario Botta e del sestese Giancarlo Marzorati, che hanno reiventato il comprensorio senza occultarne la memoria e trattando la facciata del 1904 come una reliquia. «Già Perrone si è espresso in maniera riconoscibile - sottolinea Marzorati -. Il laterizio è la storia di Sesto, con le fornaci che producevano mattoni per la Falck. L'edificio Campari, ieri come oggi, ripropone questa storia». Una mente all'avanguardia quella di Luigi Perrone di San Martino. Nobile d'origine, ha 30 anni quando realizza lo stabilimento. La sua mano si ritrova al Palazzo della Ragione a Milano, al municipio di Monza, al Duomo di Como. Una prima vita da progettista, poi da conservatore e restauratore per finire all'ufficio regionale ai Beni architettonici.