MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Canottieri all’aperto per sopravvivere

Fondata nel 1890, punta su piscina scoperta e spazi ampi. E all’orizzonte un bar, sul Naviglio, orto e paddle

di Marianna Vazzana

Una nuova stagione di sport all’aperto per la Canottieri Milano: è il progetto che ha in mente il neopresidente della storica società che si affaccia sul Naviglio Grande, Stefano Spremberg. Il suo impegno è di "reagire sempre di fronte alle difficoltà". Ecco allora il coraggio di nuove idee, come quella di scoperchiare la piscina olimpionica da 50 metri per fine aprile e, sempre per quel periodo, di inaugurare stazioni di fitness negli spazi verdi. Sperando che allora la curva dei contagi sia in netta discesa e ci sia l’autorizzazione per lo sport dilettantistico en plein air. "Noi ci stiamo già portando avanti. Gli spazi all’aperto di cui disponiamo sono la nostra forza" afferma Spremberg che come immobiliarista è impegnato nella riconversione dell’ex garage Sanremo in via Zecca Vecchia come nella costruzione del polo del Comune in via Sile.

La Canottieri è però per lui una questione di cuore, non di portafogli: da giovane è stato un campione di canottaggio con quattro titoli mondiali e ha mosso i suoi primi passi da atleta proprio in questa società che definisce "sana, per gente che ama lo sport e non mettersi in vetrina". Fondata nel 1890, Canottieri Milano non è solo scuola di canottaggio, oggi diretta dall’ex campione Fabrizio Ravasi. Sul terreno da 20mila metri quadri, concesso in affitto dal Comune, sorgono otto campi per il tennis e una struttura per le diverse squadre di basket.

Si praticano anche nuoto e tuffi nella piscina olimpica da 50 metri che il presidente vorrebbe liberare della tensostruttura per la fine di aprile. Nello stesso periodo le aree verdi saranno riconvertite in spazi per la ginnastica all’aperto accessibile anche gli amatori. Al momento, infatti, solo gli atleti tesserati alle varie federazioni possono entrare per allenarsi: quelli di canottaggio sfruttano i vogatori all’esterno.

Il problema è che il contributo degli agonisti non basta a sostenere i costi di una struttura simile. "Con il Covid abbiamo registrato una diminuzione di soci del 50%. Il nostro impegno è salvaguardare questo pezzo di storia sportiva di Milano" promette il consigliere Andrea Petitpierre, ex coach della A1 di basket femminile. Si sta valutando anche l’ipotesi di inaugurare quote speciali. Finora la quota associativa ordinaria era di 1.300 euro. Fra le idee per il futuro anche un bar lungo il Naviglio, un orto biologico, una nuova piscina e campi per il paddle.