
Cantiere di via Erice a Milano e a destra Giovanni Zita
Milano – Giovanni Zita e gli altri acquirenti hanno aderito al progetto di edilizia convenzionata nel 2022, versando alla cooperativa, tranche dopo tranche, gli importi concordati per avviare l’operazione. “Abbiamo pagato somme importanti – spiega Zita – nel mio caso circa 60mila euro, in altri fino a 90mila. La situazione è di totale stallo, perché il progetto è incagliato negli uffici comunali. Chiediamo una soluzione, perché nel frattempo stiamo pagando l’affitto, non abbiamo una casa di proprietà e il nostro denaro, in alcuni casi risparmi di una vita, resta congelato”.
L’intervento promosso dalla Cooperativa Sant’Ilario, realizzato dal gruppo Domoservice, prevede la realizzazione in via Erice, zona Vigentino, di “un edificio con al piano terra appartamenti con giardino privato e terrazzi” e alloggi in classe A “di varie tipologie: bilocali, trilocali e quadrilocali”. Questo sulla carta, perché nella realtà il progetto è ancora al punto di partenza e manca lo step fondamentale, ossia l’approvazione della convenzione con il Comune. Intanto famiglie come quella di Zita, che ha un lavoro come dipendente pubblico e attende la nascita del secondo figlio, restano in un limbo.
“Non siamo famiglie con un reddito alto – spiega – ma nella soglia per poter accedere all’edilizia convenzionata, rispettando parametri che prevedono anche l’assenza di un’altra casa di proprietà e la residenza a Milano. All’inizio era prevista la realizzazione di una torre di 11 piani, con la maggior parte degli appartamenti destinati a edilizia convenzionata e altri messi sul libero mercato. Nel frattempo sono emerse le inchieste su operazioni di rigenerazione urbana, e anche l’iter del nostro palazzo è rimasto bloccato negli uffici comunali. C’è stata quindi una revisione del progetto, i piani da 11 sono stati ridotti a 7, ma non è servito per risolvere l’impasse. La convenzione non è stata ancora approvata, non abbiamo alcuna certezza sulla concessione del titolo edilizio e sui tempi”.
Nel frattempo le famiglie hanno versato gli importi che sono serviti per l’acquisto dell’area, e per finanziare lavori che non sono mai partiti. “Si potrebbe recuperare le somme uscendo dalla cooperativa – prosegue Zita – ma bisognerebbe trovare qualcuno disposto a subentrare, perché in quanto soci ci siamo assunti il rischio. Comprensibilmente, però, nessuno è disponibile a infilarsi in questa situazione. Siamo intrappolati in un circolo vizioso”.
Una situazione analoga anche nell’ambito di altri progetti di edilizia convenzionata e non, vissuta dai milanesi riuniti nel comitato Famiglie sospese. Non resta che attendere, sperare in una soluzione rapida perché più passa il tempo e più cresce la possibilità di perdere soldi. “In ogni caso ci troveremo a pagare di più rispetto a quando preventivato – conclude – perché nel frattempo i costi sono aumentati. Con un altro figlio in arrivo, ci battiamo per avere la nostra casa di proprietà e perché vengano rispettati i nostri diritti”.