Milano, 16 dicembre 2024 – Il presunto sistema è venuto alla luce grazie alla ribellione di un gruppo di operai egiziani, che si sono fatti avanti e hanno segnalato gli episodi ai sindacati. Sarebbero stati costretti da tempo a versare una parte del loro stipendio mensile a connazionali, dipendenti stabili della stessa azienda, sotto la minaccia del mancato rinnovo dei loro contratti a termine: una quota fissa da pagare, in sostanza, in cambio del lavoro.
Il meccanismo alla base del caporalato è tristemente noto nel mondo dell’edilizia e nella giungla dei subappalti, solo che in questo caso non riguarda un piccolo cantiere ma una grande opera nazionale e di rilevanza pubblica, il Campus dell’Università Statale all’interno del Milano Innovation District (Mind), distretto che sta crescendo al confine tra Milano e Rho dalla rigenerazione delle aree ex Expo 2015 con residenze, centri di ricerca e uffici di ultima generazione.
Una vicenda, ricostruita dal Giorno attraverso diverse fonti, che è emersa giovedì scorso, durante un’assemblea nel cantiere rivolta agli operai delle imprese che si stanno occupando dei lavori in subappalto, alla presenza dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) di Cgil, Cisl e Uil. Durante il confronto, alcuni lavoratori egiziani assunti a tempo determinato da una delle ditte attive nei cantieri del Campus, con contratti anche di uno o due mesi rinnovati di volta in volta, si sono fatti avanti: hanno raccontato di essere costretti a lavorare sotto minaccia e di dover retrocedere una quota del loro stipendio mensile a quattro connazionali, dipendenti fissi della stessa azienda che si è aggiudicata il subappalto, per poter continuare a lavorare.
Episodi emersi non solo dalle loro testimonianze, ma anche da video e screenshot di chat che avrebbero mostrato ai sindacalisti. La gravità dei casi segnalati, che potrebbero avere anche una rilevanza sul fronte penale, ha innescato un’immediata reazione dei sindacati: è stata allertata la stazione appaltante Academo - che ha affidato i lavori al general contractor, poi subappaltati all’impresa con sede nella Bergamasca (Racco Group) in cui si sarebbero verificati i casi di caporalato - avviando un’interlocuzione.
L’incontro
È in programma quindi per oggi un incontro, convocato con urgenza, su una questione delicata, perché riguarda il futuro di decine di lavoratori e anche la legalità nei cantieri che stanno disegnando il polo della ricerca e dell’innovazione. Per mettere al riparo gli operai coinvolti da possibili ritorsioni, sotto forma del mancato rinnovo dei contratti, i sindacati hanno chiesto come prima misura la loro immediata assunzione a tempo indeterminato per tutta la durata delle opere, garantendo quindi una continuità occupazionale.
Il colosso australiano Lendlease sviluppatore della maxi-area Mind con fine dei lavori fissato per il 2032, partecipe della stazione appaltante Academo, e il general contractor Renco sono estranei a presunti casi di caporalato, così come è estranea l’Università Statale di Milano.
Il sistema denunciato dai lavoratori non è purtroppo una novità nel mondo dell’edilizia, che a Milano conta ormai manodopera quasi totalmente straniera, per lo più proveniente dall’Egitto. In alcune imprese edili, come emerge dalla quotidiana attività sindacale nei cantieri, operano dipendenti che svolgono la funzione di reclutatori, formando team di personale da inquadrare con contratti a termine nella stessa comunità straniera, attraverso passaparola e contatti su gruppi WhatsApp.
Il caporalato si verifica quando agli operai viene chiesta, in cambio della possibilità di lavorare, la sistematica retrocessione di una parte del loro stipendio, a volte con la consapevolezza e a volte all’insaputa del titolare dell’impresa. Una “prassi“ che nella maggior parte dei casi resta nell’ombra, perché il timore di rimanere tagliati fuori dal lavoro rende rarissime le denunce. Nel caso del subappalto Mind, però, gli operai hanno avuto il coraggio di reagire, grazie anche a una presenza sindacale sul sito in grado di cogliere i segnali.
La posizione di Racco Group: indagini interne
“Nel rappresentare l’estrema importanza che rappresenta per noi la sicurezza dei propri lavoratori, la legittimità dei relativi rapporti di lavoro e la gravità delle contestazioni in parola – scrive in una nota proprio Racco Group –, comunichiamo che sono state immediatamente avviate, giusta deliberazione dei competenti organi societari, le indagini interne volte all’accertamento dei fatti in parola. Resta inteso che, qualora tali circostanze dovessero essere confermate e fossero individuati i soggetti responsabili, saranno immediatamente avviati nei loro confronti gli opportuni procedimenti disciplinari e tali soggetti saranno immediatamente segnalati alle competenti autorità”.