Turni di 12 ore per oltre due settimane filate. Nessun giorno di riposo né permessi per visite mediche o malattia. Il tutto per una paga "ben al di sotto la soglia di povertà". Parole della procura di Milano. A finire nel mirino della Guardia di finanza del capoluogo lombardo è ancora una volta una società di servizi di vigilanza privata, che avrebbe approfittato dello stato di bisogno dei lavoratori, rispondendo con minacce e intimidazioni ai loro tentativi di opporsi. Dopo il caso dell’inchiesta su Mondiapol - che ha avuto come conseguenza un aumento degli stipendi da parte dell’azienda del 20 per cento -, arriva un decreto di commissariamento verso Cosmopol spa, che dai 1.253 dipendenti nel 2016 è passata ad averne 3.855 nel 2022.
Testimonianze agghiaccianti quelle rese dai lavoratori della società e riportate nel decreto d’urgenza firmato dal pm milanese Paolo Storari, che mettono in luce le condizioni massacranti e il clima di terrore in cui si sono trovati costretti a prestare servizio. Sì, perché chi veniva assunto non poteva permettersi di perdere il posto. E i vertici dell’azienda ne erano ben consapevoli. Proprio quella del licenziamento, infatti, era una delle minacce più diffuse, pronta ad essere sfoderata ogni volta che qualcuno si ammalava o tentava di chiedere un permesso per problemi personali.
«Mi è capitato una sola volta di rifiutare di fare un turno festivo - racconta uno dei vigilantes – e in tale occasione mi è stato detto in malo modo che mi avrebbero fatto fare i turni notturni in una sede lavorativa lontana". Intimidazioni, grida e pressione psicologica sono descritte dettagliatamente da decine di dipendenti nelle 17 pagine del decreto che dovrà essere convalidato dal gip. "Nel mese di febbraio sono stato colpito da una sindrome influenzale – ha messo a verbale un altro –, ho prontamente comunicato la malattia all’azienda e uno dei responsabili, con tono molto seccato e gridando, mi ha minacciato che se non fossi tornato a lavoro mi avrebbe licenziato". E ancora: "Mi chiedevano spesso di coprire i turni di altre colleghe assenti e di lavorare nel weekend. lo mi sono sempre rifiutata e ad ogni mio rifiuto davano in escandescenza minacciandomi il cambio di posizione". Ma non è finita: sempre in un caso di malattia, le era stato detto che "avrebbero mandato altre ragazze a colloquio da un responsabile di sicurezza Rai per sostituirci". Ma non solo intimidazioni nell’ambito lavorativo, facendo leva sulla paura dei dipendenti di perdere il posto o di essere mandati in altre sedi. Chi è passato per la Cosmopol dichiara anche di essere stato anche vittima di "episodi di body shaming", di avere sofferto di un "forte stress emotivo" con conseguente "malessere fisico" e di avere subito "pressioni al limite del mobbing". In quest’ultimo caso, una giovane mamma di due bambini si era trovata "costretta a licenziarsi".
Nel decreto, il pm parla di "situazione tossiche" e di un "vero e proprio sfruttamento lavorativo", che sarebbe stato perpetrato per anni, prendendo di mira numerosissimi lavoratori, che si trovavano con stipendi mensili lordi da poco più di 900 euro, senza potere avere garanzia di una "esistenza libera e dignitosa". Per raggiungere la cifra "di 1.200 euro al mese – si legge nel verbale di un’altra lavoratrice – effettuavo anche turni extraserali e mi sono ritrovata sempre costretta a prestare servizio per 200-220 ore al mese". Diverse perquisizioni sono state eseguite ieri nella provincia di Lodi, sia nei confronti della società che delle persone fisiche con funzioni di responsabilità verso i lavoratori dipendenti coinvolti e si è poi proceduto alla notifica dell’informazione di garanzia, "oltre che per le responsabilità personali in ordine al reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, anche in tema di responsabilità amministrativa degli enti in relazione agli illeciti penali commessi dal management della società a vantaggio di quest’ultima".