ANDREA GIANNI
Cronaca

Caporalato nel cantiere della Statale all’interno di Mind. I 70 operai coraggiosi verranno protetti

Campus Statale, confronto sindacati-aziende. Lendlease: il protocollo funziona. Fino a 600 euro al mese, cash o con bonifico: chi ha chiesto soldi sarà cacciato

Il maxi cantiere dell’ex-area Expo dove sta sorgendo il nuovo campus della Statale

Il maxi cantiere dell’ex-area Expo dove sta sorgendo il nuovo campus della Statale

Milano, 17 dicembre 2024 – Gli operai che si sono ribellati e hanno denunciato presunti casi di caporalato nei cantieri del Campus dell’Università Statale all’interno di Mind verranno protetti da possibili ritorsioni, con modalità (al di là della volontà comune) ancora da definire. E il caso potrebbe finire anche al centro di indagini della Procura. Ieri, durante il primo incontro tra i rappresentanti di Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil e il general contractor Renco, società che ha affidato il subappalto all’impresa Racco, si è aperta una trattativa che proseguirà nei prossimi giorni. Il primo nodo da sciogliere, oltre all’allontanamento dei capisquadra egiziani che avrebbero chiesto a connazionali la retrocessione di una parte di stipendio per poter continuare a lavorare, è proprio quello della tutela degli operai (diversi hanno un permesso di soggiorno per protezione internazionale), perché i sindacati chiedono che vengano subito assunti a tempo indeterminato.

La posizione di Racco: indagini interne

“Nel rappresentare l’estrema importanza che rappresenta per noi la sicurezza dei propri lavoratori, la legittimità dei relativi rapporti di lavoro e la gravità delle contestazioni in parola – scrive in una nota proprio Racco Group –, comunichiamo che sono state immediatamente avviate, giusta deliberazione dei competenti organi societari, le indagini interne volte all’accertamento dei fatti in parola. Resta inteso che, qualora tali circostanze dovessero essere confermate e fossero individuati i soggetti responsabili, saranno immediatamente avviati nei loro confronti gli opportuni procedimenti disciplinari e tali soggetti saranno immediatamente segnalati alle competenti autorità”.

Il caso

Un prossimo incontro è stato fissato per domani. "Il copione è sempre lo stesso – spiega Riccardo Piacentini, segretario generale della Fillea-Cgil di Milano – grande committenza pubblica o privata, catena di appalti dove girano i soldi, e poi l’ultimo anello in cui i soldi devono essere restituiti in contanti al caporale. Per questi 70 operai egiziani stiamo trattando per toglierli dal ricatto del contratto a termine e farli assumere a tempo indeterminato dall’appaltatore, ma è il sistema che non funziona e il governo risponde manomettendo il codice degli appalti. E in questa situazione il Comune invoca il salva Milano? Significherebbe proseguire in una corsa senza regole. Guardassero cosa accade nei cantieri e approvassero una norma salva-operai".

Verso l’esposto in Procura

La Cgil di Milano presenterà probabilmente un esposto in Procura, su vicende che hanno anche una rilevanza penale. Una strada valutata anche dalla Uil Milano e Lombardia, che aveva inviato venerdì scorso una segnalazione alla Prefettura, chiedendo di affrontare la questione nell’ambito del tavolo permanente per la sicurezza e il lavoro sommerso. "Quanto denunciato dai lavoratori è di una gravità assoluta – spiega la segretaria Eloisa Dacquino –. Riteniamo che oltre gli aspetti di natura anche penale, che dovranno essere vagliati dagli organi competenti, occorra l’intervento immediato del prefetto".

Il segretario generale lombardo del sindacato, Enrico Vizza, nei giorni scorsi aveva anche scritto alla Procura sollecitando attenzione su appalti, subappalti e progetti legati al Pnrr, prima che emergesse questo episodio. "Serve un impegno concreto, i protocolli vanno monitorati, occorre vigilare sulla loro applicazione – prosegue Dacquino – in primis da parte dell’Ispettorato del lavoro. Il subappalto è all’origine della mancanza di tutele". Quello emerso nel cantiere del Campus della Statale (l’università è estranea ai fatti) è un sistema tristemente noto nell’edilizia. Agli operai egiziani è stata chiesta da alcuni capisquadra la retrocessione da 150 fino a 600 euro mensili - cash o attraverso pagamenti su Paypal e quindi tracciabili - per poter ottenere il rinnovo dei contratti e continuare quindi a lavorare. Richieste, documentate anche da video e screenshot di chat, denunciate nei giorni scorsi ai sindacati che hanno sollevato il caso davanti alla stazione appaltante Academo e al general contractor Renco, che aveva affidato all’impresa Racco il subappalto finito sotto la lente.

La posizione di Landlease

"Lendlease è estranea ai fatti – spiega in una nota il colosso australiano in prima linea nello sviluppo di Mind – e lieta di constatare che l’osservatorio permanente sul lavoro, frutto del Protocollo legalità Mind siglato da Lendlease e Arexpo con i sindacati Cgil, Cisl e Uil, funziona e ha permesso di rilevare le problematiche e di intervenire tempestivamente. A seguito della prima segnalazione, infatti, si è immediatamente avviata la procedura prevista e sono già in corso le indagini interne. Pensiamo che il benessere, la sicurezza e la tutela dei lavoratori passi principalmente attraverso la prevenzione e contrasto delle irregolarità – conclude – per questo Lendlease ha investito per garantire un presidio costante".