Milano, 6 luglio 2017 - Entro una settimana il gip di Milano Luigi Gargiulo deciderà sulla posizione dell'esponente radicale Marco Cappato, indagato per aiuto al suicidio in relazione alla morte di dg Fabo in Svizzera. "Oggi abbiamo rivendicato l'aiuto dato a Fabo perché era un suo diritto e un nostro dovere" si è limitato a dire Marco Cappato al termine dell'udienza lampo che si è tenuta davanti al gip di Milano.
Quattro le opzioni davanti al giudice: archiviare l'indagine, indicare approfondimenti istruttori, ordinare sempre al pm di formulare entro 10 giorni l'imputazione coatta per poi fissare l'udienza preliminare oppure mandare gli atti alla Consulta. Nei giorni scorsi, sia la Procura sia la difesa di Cappato hanno depositato delle memorie in cui chiedono al gip di valutare se eccepire o meno l'eccezione di legittimita' costituzionale dell'articolo 580 del codice penale, quello relativo l'istigazione o all'aiuto al suicidio. Il gip Gargiulo lo scorso maggio non aveva accolto la richiesta di archiviazione proposta dai pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini.
Uno dei legali di Cappato, Massimo Rossi, ha spiegato che il reato di istigazione o aiuto al suicidio "è frutto di un periodo storico particolare, il Ventennio in cui c'era il regime totalitario. Allora c'era l'idea che lo Stato era padrone del nostro corpo. Oggi, con la Carta Costituzionale, le cose vanno inquadrate in modo diverso e si può dire che Marco Cappato ha aiutato una persona ad esercitare un diritto costituzionalmente riconosciuto".