Milano – Nuova aggressione in carcere ai danni di un agente di polizia penitenziaria. L’ultima in ordine di tempo è avvenuta nel carcere minorile Beccaria di Milano come denuncia il sindacato Sappe. Secondo la ricostruzione dei fatti l’episodio sarebbe avvenuto al Centro di prima accoglienza, dove un detenuto psichiatrico, dopo la chiamata per una notifica, è entrato in ufficio e ha iniziato a scaraventare tutto a terra. L'agente di servizio ha cercato di calmarlo, ma il minore ha tentato prima di strangolarlo e poi lo ha spintonato ripetutamente, colpendolo con schiaffi al volto.
Solo grazie all'intervento di altro personale in servizio si è evitato il peggio. Il poliziotto è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso, dimesso con una prognosi di cinque giorni. "Il Sappe – spiega Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – auspica che l'amministrazione ponga fine a questo scenario disastroso per riportare serenità e benessere a tutti, colleghe e colleghi, che operano all'interno della struttura Beccaria di Milano, perennemente al centro delle cronache per l'inquietante costanza di riproposizione di eventi critici contro i poliziotti penitenziari".
Mentre Donato Capece, segretario generale del Sappe commenta: "L'ennesima grave vicenda avvenuta al Beccaria porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria della Nazione. Questo grave fatto è la conseguenza dello smantellamento, negli anni, delle politiche di sicurezza dei penitenziari. Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto, maggiorenni ristretti nelle carceri per minori ed assenza di Polizia Penitenziaria favorisce inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui", prosegue il sindacalista.
Per Capece, "servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta. Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci", conclude Capece