Capienza raddoppiata ma i posti, a quanto pare, non bastano mai. Il sovraffollamento del carcere minorile Beccaria torna a galla con la vicenda dell’accoltellamento della professoressa di Varese. Il diciassettenne arrestato con l’accusa di tentato omicidio è stato accompagnato nel penitenziario di via Calchi Taeggi anche se, proprio perché l’istituto è pieno, apprendiamo, potrebbe essere trasferito in un’altra struttura.
Nel corso dell’interrogatorio il giovane ha negato di aver premeditato il gesto, ha spiegato di non aver colpito con l’intento di uccidere e si è detto dispiaciuto, chiedendo scusa alla vittima. Il gip del Tribunale per i minorenni di Milano ha disposto la custodia cautelare in carcere, in particolare sulla base del pericolo di reiterazione del reato.
"È un ragazzo molto scosso e provato – spiegano i suoi difensori, gli avvocati Elisa Scarpino e Francesco Morano – e chiediamo che vengano valutate attentamente le sue condizioni, come prevede la giustizia minorile".
Quanti sono i ragazzi al Beccaria? Dopo la ristrutturazione delle palazzine che è stata ultimata nei mesi scorsi sono saliti da 35 a oltre 70 (e potranno aumentare fino a 80). Con i nuovi spazi la capienza è raddoppiata. In un territorio in cui si esegue un numero di provvedimenti che è il più elevato in Italia.
Prima, con la metà dei posti a disposizione, spesso era necessario chiedere la sospensione delle assegnazioni di giovani detenuti per mancanza di spazi, quindi più ragazzi venivano inviati in altre città o regioni. Con i trasferimenti nel nuovo padiglione partiti lo scorso ottobre è stato raggiunto un traguardo dopo 16 anni di attesa, ritardi e riflettori puntati sui cantieri-lumaca, ancora di più dopo la maxi evasione di 7 detenuti nel giorno di Natale del 2022.
Le tensioni non mancano anche adesso: "Qualche giorno fa – ha fatto sapere la Uilpa-Polizia penitenziaria – un agente penitenziario è stato preso a calci e pugni per futili motivi. Bisogna intervenire". Tenendo sempre al centro, come ha evidenziato più volte il cappellano storico don Gino Rigoldi su queste pagine, la situazione di ciascun giovane: "Bisogna rispondere ai bisogni dei ragazzi cambiando linguaggio e offrendo loro delle attività che vedano come “utili“ per il futuro".