Milano, 30 maggio 2024 – Sarebbero proseguiti fino all'una di notte i disordini nel carcere Beccaria di Milano dopo la rivolta di ieri, mercoledì 29 maggio. La situazione ora è tranquilla, ma sono in coso le indagini per accertare le responsabilità. Dopodiché, ci saranno dei trasferimenti.
Il sindaco Sala: “Governo intervenga”
Per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è "necessariamente" utile un intervento del Governo. "Purtroppo", ha aggiunto a margine di un evento in città, la rivolta “è la prova provata che quando lasci andare le cose va a finire così. Abbiamo tenuto il Beccaria per più di dieci anni senza il direttore: ora, non è perché ne hai uno (Claudio Ferrari, ndr) che si azzerano le problematiche”. Per il primo cittadino, poi, “una problematica è anche relativa alle nostre educatrici. Una parte dei consiglieri comunali dice di mettercene di piu'. Io invito i consiglieri che chiedono immediatamente un maggiore intervento di andarci perché oggi la situazione lì è complessa. Sono le nostre educatrici - ha concluso - che hanno difficoltà oggi a starci, e io le capisco”.
Sappe: “Segnali allarmanti”
“Ci arrivano dal Beccaria segnali allarmanti di una crescente tensione – ha commentato il segretario del Sappe, Alfonso Greco -. La situazione è molto critica e mi sembra evidente che c'è necessità di interventi immediati da parte degli organi ministeriali e regionali dell'amministrazione della Giustizia minorile, che assicurino l'ordine e la sicurezza in carcere tutelando gli agenti di polizia penitenziaria che vi prestano servizio”. E il segretario generale Donato Capece giudica la condotta dei detenuti ancora in rivolta ''irresponsabile e gravissima. Sono quotidiane le nostre denunce con le quali evidenziamo che la situazione al Beccaria è sempre ad alta tensione e la Polizia Penitenziaria ''continua a 'tenere botta', nonostante le quotidiane aggressioni''. I problemi del carcere ''sono reali, come reale è il dato che gli eventi critici nei penitenziari sono in aumento. È sotto gli occhi di tutti che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al corpo di polizia Penitenziaria”, ha concluso.
Antigone: “Proteste, non rivolte”
“Ieri nel carcere minorile Beccaria di Milano molti dei ragazzi detenuti hanno inscenato una protesta, che e' consistita prima nel mancato rientro in cella e poi nella battitura delle sbarre, rientrata dopo poche ore senza violenza e senza che nessuno, sia tra i ragazzi che tra gli agenti, sia risultato ferito”, ha detto Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone (un'associazione che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, ndr), sottolineando che “si e' parlato di rivolta, come troppo spesso si fa in casi analoghi, e crediamo che innanzitutto vada ripristinato il corretto uso dei termini, riconoscendo la differenza tra rivolte e proteste. Quella del Beccaria di ieri rientra perfettamente in quest'ultima fattispecie e bisogna cercare di capire cosa sta accadendo in quell'istituto”. Secondo Gonnella, il problema del Beccaria oggi “e' un problema di, comprensibile, mancanza di fiducia verso l'istituzione. Le proteste, quella di ieri non e' il primo episodio critico avvenuto nell'ultimo mese, vanno dunque affrontate con il dialogo, lavorando per ripristinare proprio quella fiducia, fondamentale tra custodi e custoditi. Un dialogo che devono favorire anche le istituzioni non carcerarie, come il Comune di Milano, la Regione Lombardia, la magistratura, l'avvocatura e la societa' civile, in un accompagnamento civico fondamentale per questo pezzo di città”. Invece, ha aggiunto il presidente di Antigone, "parlare di rivolta non aiuta ad andare verso questo dialogo”.
Soumahoro: “Giovani detenuti manganellati”
“Stamattina, nel corso della mia ispezione al Carcere Minorile Beccaria di Milano ho incontrato i ragazzi lì detenuti: alcuni di loro presentavano tagli sulle braccia e sul corpo, procuratisi in seguito ad atti di autolesionismo. Tracce di sangue erano presenti anche sui loro materassi, spogli e senza lenzuola, e alcuni mi hanno detto di fare uso costante di psicofarmaci. Alcuni di loro mi hanno detto anche di essere stati manganellati, da agenti provenienti da fuori, nel corso della rivolta che ha avuto luogo ieri. A questi stessi non è stato concesso nemmeno di lavarsi", ha detto Aboubakar Soumahoro, deputato e attivista per i diritti umani. “L'istituto - ha spiegato Soumahoro - versa in gravi condizioni e gli operatori sono costretti a lavorare in un perenne stato emergenziale”. Poi, un appello alla presidente Meloni e al ministro della Giustizia Nordio: “Vengano vedere con i loro occhi cosa c'è qui al carcere Beccaria e ci dicano se tutto ciò può essere considerato normale. Perché questo stato di anomia vanifica l'impegno della nuova amministrazione per la dignità dei minori. Per quanto mi riguarda, presenterò un'interrogazione parlamentare per costringere il Governo a rispondere su questi gravi fatti e a farsi carico dell'indegna condizione in cui versa questo istituto”.
La rivolta
L’ultima, ieri pomeriggio, si è materializzata con una rivolta: ancora da capire cosa abbia scatenato la rabbia dei detenuti, anche se al momento sembra che tutto sia nato da controlli antidroga con unità cinofile: un ragazzo sarebbe stato trovato in possesso di alcune dosi di stupefacente e mandato in isolamento. Da qui i malumori degli altri reclusi: circa 50, attorno alle 15.30, sono usciti dalle salette comuni e dalle camere di pernottamento barricandosi dentro la struttura e impedendo l’accesso agli agenti di polizia penitenziaria minacciando pure azioni violente. A quel punto è scattata la richiesta di aiuto e in via Calchi Taeggi sono intervenuti diversi equipaggi della polizia di Stato, con decine di agenti in tenuta antisommossa. Circondato anche il perimetro esterno del penitenziario per monitorare la situazione in ogni angolo ed evitare evasioni.
Don Rigoli: “Sono i soliti a fomentare”
Don Gino Rigoldi, storico cappellano del Beccaria, ha voluto assicurare: "C’è stata una visita con i cani antidroga, allora è scattata la protesta. Sono sempre tre o quattro che fomentano, si fanno forza dicendosi e gli altri gli vanno dietro".
I precedenti
Non c’è pace per il Beccaria. Un mese e mezzo fa, il carcere era stato travolto dall’indagine della Procura su presunte torture e aggressioni ad alcuni giovani detenuti che ha portato all’arresto di tredici agenti di polizia penitenziaria e alla sospensione dal servizio per altri otto. Poi, il 7 maggio, un materasso bruciato era stato il preludio di una rivolta (l’ennesima) con insulti e minacce rivolti pure ai sanitari intervenuti. Quattro ore ad altissima tensione. Non solo: nei giorni scorsi uno dei detenuti, definito “psichiatrico“ avrebbe anche cercato di strangolare un agente.