Milano, 15 ottobre 2018 - «Nessuno deve morire in carcere, non deve accadere», scandisce Marta Cartabia, vicepresidente della Corte costituzionale. Ieri il “Viaggio in Italia” che sta portando i giudici della Consulta nelle scuole e nei penitenziari ha fatto tappa nel carcere milanese di San Vittore. Un detenuto del centro clinico riferisce di ultraottantenni con malattie incurabili presenti nel suo reparto. «La salute deve essere al centro della attenzioni – ripete Cartabia – le condizioni della detenzione non devono diventare tali da toccare la soglia del trattamento disumano. Spesso si ripete che il grado di civiltà di un Paese si misura nel trattamento delle persone più fragili e vulnerabili: e quando si è privati della libertà si è in condizioni di fragilità. Su come trattiamo i detenuti misuriamo il tasso di civiltà della nostra Repubblica italiana». Applausi per lei, ma le carceri scoppiano, anche quelle lombarde. I dati più recenti messi a disposizione dal ministero della Giustizia fotografano la situazione dei 18 istituti lombardi al 30 settembre, due settimane fa. Sono in totale 8.439 gli ospiti di cui 462 donne (appena il 5%) e 3.648 gli stranieri, pari al 43 per cento del totale. Questo è l’unico dato in diminuzione: gli stranieri erano il 45,7% solo un anno fa. Le maggiori presenze sono di marocchini, albanesi, romeni e tunisini. Sempre rispetto ad un anno fa, le persone rinchiuse in Lombardia sono aumentate nel complesso di un 1,5% e addirittura del 6,5% rispetto al 2016, quando di fermavano sotto la soglia degli 8mila (erano 7.927). Considerando il totale di coloro che si trovano dietro le sbarre, quasi uno su sei è in attesa del primo processo e quasi uno su tre non ha una condanna definitiva sulle spalle.
Più detenuti, dunque, e maggior affollamento. Rispetto alla capienza regolamentare dei penitenziari lombardi (6.226 posti) siamo in media a un abbondante 35% di presenze in più: dove dovrebbero stare in due, stanno almeno in tre. Andava leggermente meglio un anno fa, quando il sovraffollamento era “solo” del 33% e ancora nel 2016, quando si fermava sotto il 30 per cento. La tendenza, in ogni caso, è chiara, tanto più se si considera che a livello nazionale il tasso di sovraffollamento medio si ferma al 16%: meno della metà di quello regionale. E c’è da ricordare che la realtà delle varie situazioni è ancora peggiore. Stando ai numeri di fine agosto, la maglia nera spetta al carcere di Como, che ospitava 454 detenuti in soli 231 posti regolamentari: il 96% in più. Appena meglio si deve vivere a Lodi, dove a numeri più bassi (86 detenuti per 45 posti) corrispondeva comunque un “surplus” del 91 per cento. Molto male anche i due penitenziari bresciani: a Canton Mombello +82% con 345 detenuti per 189 posti; a Verziano solo 131 ma dove c’è posto per 72 (+81%). Nei peggiori cinque finiva anche il carcere di Busto Arsizio con 423 ospiti per 240 posti (+76%).
L’intero panorama delle carceri lombarde resta comunque sopra la media nazionale di sovraffollamento salvo le eccezioni di Sondrio (+11%), Cremona (+14%) e come sempre Bollate (dove c’era addirittura qualche posto libero). Le altre due strutture di Milano erano a metà strada, con un 18% in più a San Vittore e Opera (+46%) il più affollato con i suoi 1.347 ospiti per 918 posti.