Milano, 4 ottobre 2020 - Entrava all’istituto Leone XIII di Milano in punta di piedi, dall’ingresso sul retro, "ma prima di arrivare in classe passava lo stesso a salutare il portiere. Carlo aveva una sensibilità spiccata". Così padre Roberto Gazzaniga ricorda Carlo Acutis, tra una settimana beato. È stato suo insegnante, era assistente spirituale al Leone XIII, è corso al suo capezzale quando nel 2006 le sue condizioni di salute precipitarono, improvvisamente e inaspettatamente. Una leucemia fulminante se lo portò via il 12 ottobre, a 15 anni. Nato nel 1991 a Londra, viveva in via Ariosto a Milano.
«Era un ragazzo distinto, capace e di una finezza rara - ricorda padre Gazzaniga -. Aveva un ottimo rapporto con tutti i suoi compagni, una carica di simpatia. Era libero da pregiudizi, mai in competizione come invece accade spesso a quell’età. Si impegnava negli studi ma non era un secchione. Aiutava sempre i compagni in difficoltà". E ha lasciato segni della sua generosità anche in città: dai poveri alla mensa Caritas ai bambini della parrocchia di Santa Maria Segreta. Aiutava i clochard, sempre in punta di piedi, e suonava il sassofono; giocava a pallone e progettava programmi al computer, la sua specialità che ha saputo unire alla fede.
"Era testimone autentico di fede, non un “crociato“, né si nascondeva", ricorda l’insegnante. Tutti al Leone XIII e alle Marcelline - le scuole che aveva frequentato prima del liceo - sono rimasti scioccati alla notizia della sua morte. "Ricordo che sono andato in classe il venerdì, gli avevo dato l’incarico di preparare un powerpoint sul volontariato - ripercorre quelle ore padre Gazzaniga -. Non l’ho visto. E lunedì non c’era ancora. Così ho chiamato i genitori e sono corso all’ospedale di Monza, dov’era ricoverato, ma a quell’ora era già deceduto. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, non c’erano mai state avvisaglie".
Sul letto di morte però Carlo era "sereno", ricorda la mamma, alla quale ha affidato le sue volontà: "È come se avesse già la percezione non solo della sua morte, ma che da quanto accaduto sarebbe nata vita nuova, ha offerto tutto per la conversione delle persone", ricorda Gazzaniga. E ha “donato“ vita alla sua mamma, Antonia Salzano, che diede poi alla luce - a 43 anni - due gemelli. Carlo sul punto di morte glielo avrebbe predetto. "Muoio felice perché non ho mai sprecato un minuto della mia vita in cose che non piacciono a Dio", le disse il suo Carlo. Fra i miracoli che sono stati riconosciuti dalla Chiesa per la beatificazione, la guarigione di un bambino di 6 anni, Matheus, in Brasile. Oggi è pregato in tutto il mondo e sul web. "Ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza. Non è caduto nella trappola", ha detto papa Francesco. E chi si affida a lui propone il giovane beato di Milano come patrono del web.