di Simona Ballatore
"Carlo è un personaggio straordinario, testimone della Chiesa dei nuovi santi e beati, di una santità aperta a tutti". Pierluigi Molla è figlio di Gianna Beretta Molla, la prima santa della diocesi di Milano dopo San Carlo Borromeo (e dopo oltre 400 anni di storia). La santa della famiglia. Nata nel 1922, moglie, madre e medico, era attiva nell’Azione Cattolica e nell’Opera San Vincenzo. Ha scelto di sacrificare la sua vita per dare alla luce la quarta figlia, Gianna, ed è stata canonizzata nel 2004. Sedici anni dopo, la diocesi di Milano celebra Carlo Acutis, studente delle Marcelline e del Leone XIII, morto nel 2006, a 15 anni, per una leucemia fulminante: sarà proclamato beato sabato ad Assisi, dove ha voluto essere sepolto.
Carlo, un figlio beato. Gianna, una mamma santa. Come si vive la santità in famiglia?
"Carlo è testimone della santità raggiungibile da chi nella quotidianità realizza le sue aspirazioni, diventando grande. Da chi si impegna per il prossimo e bene nel proprio ambito, studio, impegno laicale. Come la mia mamma. Ritengo importante e significativo che dopo di lei ci siano altri santi moderni, testimoni del proprio tempo".
Sua madre era pediatra, accudiva tre figli e trovava anche il tempo per l’impegno sociale e di fede: il suo esempio è ancora attualissimo se si pensa alla conciliazione famiglia-lavoro...
"Il 4 ottobre, giorno di San Francesco, mia madre avrebbe compiuto 98 anni; certo il suo insegnamento resta ed è un incoraggiamento a tutte le mamme. È stata la prima donna laica elevata agli altari come madre di famiglia e l’ultima santa canonizzata da San Giovanni Paolo II: attraverso la figura di santa Gianna ha voluto tracciare un esempio di santità quotidiana. Mia madre è stata coerente fino all’ultimo".
Da figlio, il ricordo più bello?
"Sono il suo primogenito, ho avuto la fortuna di vivere con lei per 5 anni e mezzo. Era una donna decisa, molto attenta a noi. Sarà forse per un pizzico di gelosia, ma in tutti i miei ricordi ci siamo io e lei, soli. Nel tragitto per il lavoro, quando andava a visitare le persone, mi portava con sé sulla Seicento e chiacchieravamo. Mi ricordo quando mi ha messo ai piedi i primi sci, lei che era anche alpinista. E poi di quando sono andato a sbattere contro una porta a vetri, sfondandola con la testa: urlavo disperato e lei cercava di “mettermi i punti“. Poi arrivano anche i ricordi più tristi, ma mi fermo qui".
È stata dura crescere senza di lei.
"Non è stato semplice adattarsi alla nuova vita, di colpo. Ma mi posso dire fortunato, perché posso festeggiarla il giorno dei Santi e non commemorarla il giorno dei defunti".
Il suo ricordo di San Giovanni Paolo II?
"Mi aveva confessato di essere rimasto colpito dalla storia di mia mamma, ne aveva sentito parlare quando era vescovo di Cracovia, prima che diventasse Papa. Avevano tanto in comune: la passione per l’alpinismo e per le arti, in particolare lui per il teatro e lei per la musica. Erano della stessa generazione. Ha avuto parole straordinarie sulla mia mamma che ancora ricordo durante e dopo la cerimonia di beatificazione".
Fra due anni ricorreranno i 100 anni dalla nascita di santa Gianna.
"E per quell’anno ci piacerebbe ristrutturare la casa sponsale in cui siamo nati e aprirla alle tante persone devote a mia mamma".