
Carlo Pellegatti a sinistra con la Champions: ricorda tutte le finali giocate dai rossoneri Ma anche un pareggio sul finale di un derby: «Urlai 13 volte gol del Milan»
Milano, 24 agosto 2018 - «“Atalanante il titano” Higuain. “Demone” Caldara. “Molosso” Bakayoko. “Semaforo” Reina. “Falce Dentata” Strinic. “El Lustroso” Castellejo. “Coriandolo” Halilovic. “Vampata di calore” Laxalt. Questi i nuovi soprannomi. Non li urlerò io però dal microfono. ", da Radio Panda a Premium Sport, in questi indimenticabili 35 anni…e sempre Forza Milan». Con un annuncio “social” e un briciolo di legittima commozione Carlo Pellegatti, 68 anni, la storica voce rossonera degli ultimi 7 lustri, il numero UNISSIMO, fa sapere che cala il sipario sulle telecronache del giornalista-tifoso più amato dai supporter milanisti. «Dopo trentacinque anni di onorata carriera, cominciata nel 1981 al fianco di Carosio e poi con le radiocronache a Radio Panda (terribile il debutto ad Avellino, se non ricordomale Bergossi ci fece 4 gol), purtroppo mi devo fermare. Però ci tengo a chiarirlo, visto che in tanti continuano a chiedermelo: non sono in baita a fare l’eremita, ma semplicemente non c’è più il contenitore dove mettere il microfono. Mediaset Premium ha chiuso, altro non c’è. Perciò prima di salutare tutti ho voluto dare i soprannomi anche ai nuovi rossoneri nel rispetto della tradizione, ma le telecronache sono finite».
Tanti tifosi l’hanno presa male.
«Anche io non mi aspettavo tutto questo clamore. E senza falsa modestia devo dire che mi lusinga: ci sono 4000 follower su Instagram che mi seguono, in questi giorni ho ricevuto tanta dimostrazione di affetto da parte di intere generazioni di famiglie milaniste, quelle che sono cresciute a pane e pallone, con le mie telecronache o radiocronache. E qualcuno, magari esagerando, mi ha detto persino che sono più importante di Cristiano Ronaldo...»
Domani sera dove vedrà Napoli-Milan?
«Sarei andato in trasferta, come sempre. Però c’è mio figlio a casa, da solo. E così vedrò il match in poltrona. Ma senza birra, pizze e patatine: da me si cena prima o dopo la partita».
Le imprese o le gesta più belle che ha potuto narrare...
«Il Milan ha vinto tanto, mica facile. Mi viene in mente il 1° maggio dell’88, la vittoria 3-2 proprio a Napoli. Oppure il pareggio di Verza nei minuti finali in un 2-2 contro l’Inter: urlai 13 volte gol del Milan. E poi il gol di Shevchenko a Manchester con la Juve, e tutte le finali di Champions...»
La delusione che mai avrebbe voluto raccontare?
«La sconfitta col Liverpool ai rigori nel 2005 a Istanbul. Fu una gara straordinaria tranne quei sei minuti maledetti. Come Icaro salimmo troppo vicini al sole e si sciolsero le ali».
La sua vena poetica è un assist per la passione dei soprannomi...
«Prima chiamavo i giocatori solo per nome, poi Baresi e Wilkins mi ispirarono e Sacchi ancora di più. Mi veniva tutto naturale, così Hateley divenne “Collo d’Acciao” e Filippo Galli “lo squalo di Villasanta”».
Diciamo ai lettori che Pellegatti è bravo col microfono tanto quanto con la racchetta. Adesso si potrà consolare con il tennis...
«Gioco e mi diverto. Purtroppo ora a causa di un tendine rotto ho cambiato strategia... mi affido al braccio sinistro. Non mollo, aspetto di tornare a giocare al meglio delle mie possibilità con il destro. Però voglio precisare una cosa...»
Dica pure..
«Accanto al borsone da tennis c’è la mia borsa col microfono, cuffie e appunti. Non si sa mai»
Crede che sia l’anno buono per raccontare nuove imprese dei rossoneri dopo un periodo difficile?
«Le rispondo come sempre faccio in certi casi: non guardo al fatto di poter esultare. Gioca il Milan e basta. E quando quelle 11 maglie scendono in campo...»