
Luisa Quarta, 48 anni, laurea in Economia, è direttrice marketing e coordinatrice regionale donne Manageritalia
Luisa Quarta, 48 anni, laurea in Economia, direttrice marketing e coordinatrice regionale donne Manageritalia.
Ha incontrato ostacoli nel suo percorso?
"No. È stato un cammino appagante. Ho avuto ottimi sponsor, uomini che mi hanno aiutato. L’ad dell’azienda per cui ho lavorato per 20 anni è stato il mio primo supporter. Mi ha insegnato a guardare anche altrove".
Lei è mamma. Com’è andata?
"Mio figlio ha sei anni. Ho rimandato fino all’ultimo, credendo che la maternità sarebbe stata un ostacolo. La paura è una proiezione che nasce da un pregiudizio radicato, frutto di quel che si è sempre sentito dire, cioè che essere incinta per una donna in carriera è un problema. Nonostante mia madre abbia sempre lavorato e da mio padre imprenditore abbia ereditato un forte senso di responsabilità, il preconcetto ha pesato su di me. Sono passata da una multinazionale a una piccola impresa che mette le persone al centro. La fondatrice è una donna, e la nostra sensibilità fa la differenza. Ma non cadiamo nell’errore di discriminare gli uomini".
Casa-lavoro, la sua ricetta?
"Un compagno con cui divido le incombenze. Questione di cultura e di educazione. Su questo fronte non c’è solo il rapporto di coppia, ma anche quello all’interno della famiglia di origine: quando ci sono genitori anziani di cui occuparsi, si dà per scontato che tocchi alle figlie, meno ai figli. È un altro fronte aperto".
Ha sempre guadagnato come i suoi colleghi?
"Sì, nelle grandi aziende entri in una certa fascia e raggiungi le stesse cifre, indipendentemente dal sesso. Noi donne dobbiamo credere di più in noi stesse. Spesso non ci candidiamo in posizioni importanti per timore di non essere all’altezza, a differenza degli uomini che ci provano anche quando non hanno tutti i requisiti. Le barriere devono cadere innanzitutto dentro di noi. Sarebbe utile anche condividere esperienze, aiuterebbe a superare le difficoltà. Nei gruppi di lavoro ci sono anche uomini, dobbiamo puntare al merito, non alla contrapposizione".
L’età è un’altra discriminante per la professione?
"Sì. Soprattutto nelle multinazionali dove le responsabilità sono molto frammentate e preferiscono i giovani. Nelle Pmi, invece, dove devi saper fare tutto, si sceglie l’esperienza. Le opportunità ci sono e anche questo non deve essere motivo di autoesclusione".
Cosa consiglierebbe a una donna giovane che si affaccia al mondo del lavoro?
"Studi Stem, entusiasmo, passione nella professione e un impegno esterno, volontariato, o un’associazione di categoria. Aiuta molto anche la carriera".
La battaglia che potrebbe migliorare la vita di tutti, donne e uomini?
"Paternità obbligatoria. Come in Spagna. Una nostra ricerca dimostra che la vorrebbe l’85% degli uomini. Temono che con quella facoltativa verrebbero messi da parte in azienda. Ma se fosse prevista per legge, sarebbe diverso. Abbiamo presentato una proposta in Parlamento".