BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Carriera senza barriere, Luisa Quarta: "Mai avuto problemi. E alle colleghe dico: crediamo di più in noi"

Direttrice marketing e madre: “Noi donne dobbiamo credere di più in noi stesse. Spesso non ci candidiamo in posizioni importanti per timore di non essere all’altezza, a differenza degli uomini che ci provano anche quando non hanno tutti i requisiti”

Luisa Quarta, 48 anni, laurea in Economia, è direttrice marketing e coordinatrice regionale donne Manageritalia

Luisa Quarta, 48 anni, laurea in Economia, è direttrice marketing e coordinatrice regionale donne Manageritalia

Luisa Quarta, 48 anni, laurea in Economia, direttrice marketing e coordinatrice regionale donne Manageritalia.

Ha incontrato ostacoli nel suo percorso?

"No. È stato un cammino appagante. Ho avuto ottimi sponsor, uomini che mi hanno aiutato. L’ad dell’azienda per cui ho lavorato per 20 anni è stato il mio primo supporter. Mi ha insegnato a guardare anche altrove".

Lei è mamma. Com’è andata?

"Mio figlio ha sei anni. Ho rimandato fino all’ultimo, credendo che la maternità sarebbe stata un ostacolo. La paura è una proiezione che nasce da un pregiudizio radicato, frutto di quel che si è sempre sentito dire, cioè che essere incinta per una donna in carriera è un problema. Nonostante mia madre abbia sempre lavorato e da mio padre imprenditore abbia ereditato un forte senso di responsabilità, il preconcetto ha pesato su di me. Sono passata da una multinazionale a una piccola impresa che mette le persone al centro. La fondatrice è una donna, e la nostra sensibilità fa la differenza. Ma non cadiamo nell’errore di discriminare gli uomini".

Casa-lavoro, la sua ricetta?

"Un compagno con cui divido le incombenze. Questione di cultura e di educazione. Su questo fronte non c’è solo il rapporto di coppia, ma anche quello all’interno della famiglia di origine: quando ci sono genitori anziani di cui occuparsi, si dà per scontato che tocchi alle figlie, meno ai figli. È un altro fronte aperto".

Ha sempre guadagnato come i suoi colleghi?

"Sì, nelle grandi aziende entri in una certa fascia e raggiungi le stesse cifre, indipendentemente dal sesso. Noi donne dobbiamo credere di più in noi stesse. Spesso non ci candidiamo in posizioni importanti per timore di non essere all’altezza, a differenza degli uomini che ci provano anche quando non hanno tutti i requisiti. Le barriere devono cadere innanzitutto dentro di noi. Sarebbe utile anche condividere esperienze, aiuterebbe a superare le difficoltà. Nei gruppi di lavoro ci sono anche uomini, dobbiamo puntare al merito, non alla contrapposizione".

L’età è un’altra discriminante per la professione?

"Sì. Soprattutto nelle multinazionali dove le responsabilità sono molto frammentate e preferiscono i giovani. Nelle Pmi, invece, dove devi saper fare tutto, si sceglie l’esperienza. Le opportunità ci sono e anche questo non deve essere motivo di autoesclusione".

Cosa consiglierebbe a una donna giovane che si affaccia al mondo del lavoro?

"Studi Stem, entusiasmo, passione nella professione e un impegno esterno, volontariato, o un’associazione di categoria. Aiuta molto anche la carriera".

La battaglia che potrebbe migliorare la vita di tutti, donne e uomini?

"Paternità obbligatoria. Come in Spagna. Una nostra ricerca dimostra che la vorrebbe l’85% degli uomini. Temono che con quella facoltativa verrebbero messi da parte in azienda. Ma se fosse prevista per legge, sarebbe diverso. Abbiamo presentato una proposta in Parlamento".