REDAZIONE MILANO

Titoli di giornali usati come “piccone” contro la giunta della Lombardia: “Non siamo più locomotiva d’Italia”

La protesta messa in atto dal Partito democratico mentre era in discussione il bilancio preventivo. Contro il governo di Attilio Fontana cartelloni con notizie sulla presunta crisi economica e sanitaria della regione

I cartelloni esposti per protesta nel consiglio regionale della Lombardia

I cartelloni esposti per protesta nel consiglio regionale della Lombardia

Milano – L’opposizione ha scelto i titoli di giornale allo scopo di “picconare”, per usare la metafora cossighiana, la giunta di Regione Lombardia presieduta da Attilio Fontana. Nel consiglio regionale di giovedì mattina, i membri del Partito democratico hanno esposto cartelloni in cui denunciano le carenze del governo lombardo proprio nelle tre competenze regionali per eccellenza: sanità, crescita economica, case popolari

La protesta è stata messa in atto durante la discussione e votazione di emendamenti e ordini del giorno al bilancio preventivo. Su ogni cartello un titolo di giornale, tra cui alcune notizie pubblicate da Il Giorno: “L’edilizia pubblica lombarda: sfitte oltre 32mila case popolari” oppure “La frenata dell’industria, in Lombardia più cassa integrazione: le imprese tagliano i salari”. “La Regione è immobile di fronte a una Lombardia che non cresce più come dovrebbe e di fronte a problemi enormi come le liste d’attesa in sanità”, sostiene il Partito democratico.

Sottolineati dall’opposizione soprattutto le due recenti classifiche di Bankitalia e del ministero della Salute che hanno scalzato la Lombaria dal ruolo di locomotiva d’Italia e da quello di eccellenza per la sanità. “In entrambi i casi la Lombardia è scivolata a metà classifica, dato impensato fino a pochi anni fa”, attaccano i dem.

A innescare la protesta in aula è stato il capogruppo Pierfrancesco Majorino, che spiega: “Crediamo che questo bilancio dovrebbe affrontare in modo molto più significativo il tema dell’immobilità della Regione su problemi come il lavoro, la mancanza di casa e lo scandalo dei 23.500 alloggi Aler vuoti, il dramma delle liste d’attesa in sanità che induce il ricatto “se vuoi farti curare, paga”. Sono questioni che dovrebbero richiamare impegni molto diversi per il bene delle cittadine e dei cittadini lombardi. Vorremmo che il Consiglio regionale se ne facesse finalmente carico”.