di Marianna Vazzana
"L’annessione degli 11 ex Comuni a Milano nel 1923 è stata il coronamento di un processo, la fine di un percorso partito anni prima". A spiegarlo è Giorgio Uberti, ricercatore e storico libero professionista esperto dei quartieri di Milano, in particolare dello spicchio a ovest.
Perché Milano ha deciso di espandersi?
"Innanzitutto, perché l’annessione degli ex Comuni era funzionale al suo sviluppo urbano. Ma non è stata la decisione di un momento. Gli aggiustamenti territoriali c’erano stati, con terre già inglobate (come Turro, nel 1918) e altre cedute (come Poasco, che nel 1932 venne accorpato a San Donato). E di aggregazione ulteriore si parlava già dopo l’annessione di tutta la zona dei Corpi Santi, che 150 anni fa divenne parte di Milano definitivamente. Lo sviluppo urbano nelle terre allora oltre confine era la strada tracciata sia nel Piano regolatore Beruto del 1888 e sia nel Piano Pavia Masera del 1911. I grandi viali portavano a zone di interesse che allora erano extra urbane ma preziose per Milano a livello infrastrutturale. Penso al campo di aviazione di Taliedo a sud est della città, l’antenato di Linate, uno dei primi aeroporti d’Italia, ma anche “al polisportivo – come si legge nella relazione ufficiale – e ai nuovi impianti ferroviari a Lambrate, al grande collettore della fognatura in Vigentino, all’ippodromo a Trenno, al cimitero di Musocco, all’ospedale dei contagiosi ad Affori e all’aerodromo di Baggio“, che allora erano tutti luoghi ai margini. La motivazione però non è solo funzionale, è anche politica".
Cioè?
"Il clima di quel periodo era quello dell’avvento del fascismo. Il 1923 è l’anno che segue la nascita del governo Mussolini e le periferie, i quartieri operai, erano considerati il terreno fertile per la diffusione delle idee socialiste. L’idea era quella di accentuare sempre di più il potere politico-amministrativo e anche il sindaco liberale di allora, Luigi Mangiagalli, aveva capito che il clima andava in quella direzione".
Gli ex Comuni erano “contenti“ dell’annessione o avrebbero preferito l’autonomia?
"Di sicuro nessuno voleva cancellare la propria identità. E devo dire che l’essere diventati parte di Milano non ha eliminato le peculiarità degli ex Comuni diventati quartieri. Ci sono delle caratteristiche da “borghi“ da paesi, che rimangono tuttora. Penso ai momenti di aggregazione per la comunità, come la Sagra di Baggio o le feste allietate dalla Banda d’Affori, che in questo quartiere è rimasta un’istituzione. Ogni ex Comune ha mantenuto il suo centro, pur essendo parte della Grande Milano".
E le ex sedi dei Municipi sono diventate altro...
"Esatto. Amministrativamente, i Comuni sono passati a Milano e di conseguenza non c’era più bisogno di avere un luogo per il sindaco, la giunta e il Consiglio comunale. Quindi, nel tempo, quegli edifici sono stati destinati ad altro e alcuni purtroppo sono stati demoliti. Quelli ancora esistenti sono ancora quasi tutti di proprietà comunale. Per ognuno, ci vorrebbe una targa con una spiegazione storica; in più andrebbero tutelati perché sono rappresentativi della storia della Grande Milano. Alcune palazzine comunali si sono conservate benissimo come a Baggio, Trenno, Musocco, Crescenzago e Chiaravalle. Altre sono state rimaneggiate, ma alcuni dei loro tratti emergono, come a Niguarda, Greco e Gorla-Precotto. Alcune, purtroppo, non esistono più: è il caso di Affori, Lambrate e Vigentino".
E oggi cosa racchiudono?
"L’ex Comune di Baggio, in piazza Stovani, 7, oggi è sede della locale Croce Verde, così come quello del Musocco in piazza Santorre di Santarosa 10. Quello di Niguarda, in via Passerini, ospita la biblioteca e il Comando della polizia locale (fino a poco tempo fa anche l’Anagrafe, ndr). A Greco, l’ex Comune è inglobato nella scuola primaria “Gianni Rodari” di via Bottelli. A Gorla-Precotto, “Villa Singer“ di piazza Piccoli Martiri è prima diventata un albergo e poi è stata acquistata da Arturo Monti; infine restaurata nel 1992 da Marco Arosio. A Crescenzago,l’edificio di piazza Costantino è sede di alcune associazioni locali come la banda musicale, Legambiente e Anpi. Ancora: a Chiaravalle, la palazzina di via San Bernardo 19 oggi ospita l’asilo comunale e il Circolo Arci Pessina. Mentre l’ex Municipio di Trenno di via Novara 228 è un complesso residenziale pubblico con ristorante annesso".