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Un gruppo sostenuto da Cgil e Cisl ha manifestato davanti al colosso svedese del mobile Ikea
Sciopero dei dipendenti Ikea a Carugate. Due ore, ieri, a fine mattina. Un’iniziativa dei sindacati nell’ambito della vertenza nazionale per il rinnovo del contratto integrativo scaduto ormai da sei anni. L’impasse dopo "trattative lunghissime e inconcludenti", dicono Massimo Cuomo della Filcams-Cgil e Massimiliano Genova della Fisascat-Cisl.
Al presidio flash mob in maschera, ma non si scherza: l’indignazione è reale. "Siamo persone, non numeri", dicono gli addetti del panzer svedese del mobile low-cost. In discussione "i diritti da estendere alle nuove generazioni". "Ai neo assunti - ancora i sindacalisti - e con questo, fra le altre cose, intendiamo anche che il lavoro domenicale obbligatorio non è accettabile". "Ikea - aggiungono - è un gruppo solido che macina utili e questo lo deve anche e soprattutto alla professionalità e dedizione del personale: vogliamo un rinnovo di contratto corretto che non crei divisioni generazionali".
Nel punto vendita cittadino situazione ancora più seria, Carugate infatti "è stato indicato come il miglior negozio addirittura a livello europeo", "ci lavorano quasi un migliaio di persone, qui c’è anche il centro direzionale del gruppo". In campo, l’Rsu, "a peggiorare ulteriormente il quadro anche il nuovo modello di vendita di prossimità che limita i diritti sindacali", sottolineano Lucia Gallo e Luca Vanella. "Il negoziato si è interrotto dopo un importante dialogo - replica l’azienda -. Pur nel rispetto delle decisioni dei sindacati, ne siamo dispiaciuti. Il nostro impegno era volto a migliorare ulteriormente le condizioni economiche già riconosciute a tutti i co-worker dall’attuale contratto di secondo livello con interventi sia sul versante del welfare che delle maggiorazioni da noi già ampiamente migliorative rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale".
"La nostra proposta - chiarisce la direzione - comprendeva anche benefit innovativi come un supporto alle persone che accedono a percorsi di procreazione medicalmente assistita o nei confronti di chi intraprende un cammino di transizione di genere". Posizioni distanti, pur essendo le relazioni sindacali sul punto consolidate: l’avvio risale a ben 25 anni fa.