MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Casa Arcobaleno raddoppia per aiutare i ragazzi discriminati

Le storie dei giovani allontanati e minacciati per l’orientamento sessuale. Due appartamenti per accompagnarli verso l’autonomia

di Marianna Vazzana

Soli. Senza casa e senza famiglia. Con la porta chiusa in faccia da chi avrebbe dovuto amarli più di ogni altro: mamma e papà. Una situazione che fa sprofondare nello sconforto i ragazzi e le ragazze omosessuali oppure transgender rifiutati dai loro genitori dopo il coming out. Un tema portato alla ribalta nei giorni scorsi dalla storia di Malika, ventiduenne di Castelfiorentino che è stata insultata, cacciata di casa e minacciata perché innamorata di una donna.

Per aiutare i giovani discriminati per l’orientamento sessuale, a Milano c’è un luogo speciale nato due anni fa: è Casa Arcobaleno, in un posto "segreto" per tutelare la sicurezza dei ragazzi, gestita dalla cooperativa sociale Spazio Aperto Servizi in collaborazione con il Comune. Da febbraio, le case sono diventate due. Due appartamenti per conquistare la propria autonomia e andare incontro al futuro con serenità, con a disposizione, gratuitamente, anche un supporto educativo, psicologico e legale, se necessario. Finora sono state accolte dieci persone poco più che maggiorenni: cinque dal 2019 e altrettante che in questo momento stanno cercando di riprendere in mano la propria vita. R., 21 anni, è arrivata a Milano insieme alla mamma "per trascorrere un weekend insieme e provare a ricostruire un rapporto logorato dal coming out". O almeno così credeva. Perché la mamma le ha consegnato le valigie e l’ha lasciata sola: "Fatti la tua vita". R. è rimasta un mese in Casa Arcobaleno, il tempo di cercare un lavoro per poi poter guardare avanti, con in tasca la sua indipendenza. Oggi vive la sua relazione all’estero, ma è sempre in contatto con gli operatori.

Tra le storie c’è anche quella di F., 30 anni (il più grande, finora): vittima di "una relazione tossica", ha lasciato l’alloggio in cui aveva vissuto per anni col compagno e ritrovandosi sulla strada, senza un lavoro. Rimasto prima senza famiglia e poi senza partner. In Casa Arcobaleno ha vissuto alcuni mesi seguendo nel frattempo corsi di formazione. Gli operatori lo hanno aiutato a prendere coscienza dei propri punti di forza e di debolezza, finché è riuscito a spiccare il volo. Capitolo a parte per i ragazzi che hanno avviato un percorso di transizione: "Fanno più fatica a farsi comprendere e accettare dalle famiglie – spiegano da Spazio Aperto Servizi –. La prima violenza è essere chiamati con il nome e il pronome del proprio sesso biologico anziché con il nome scelto. In Casa Arcobaleno si creano le condizioni per un confronto libero e sincero con operatori e coinquilini. Poi può esserci l’opportunità di accedere a un percorso di natura clinica e sanitaria per valutare la possibilità e la reale volontà di transizione". Il desiderio? "Che un giorno le Case Arcobaleno non esistano più – dice Giovanni Raulli, direttore Area Residenzialità –. Abbiamo ricevuto numerose richieste dal 2019 tanto che lo scorso febbraio, sempre in collaborazione con il Comune, abbiamo accolto le prime persone nella seconda Casa Arcobaleno. Spazio Aperto Servizi non si ferma e continua a lottare perché i diritti di tutti vengano riconosciuti". Per sostenere il servizio è attiva una raccolta fondi: informazioni su www.spazioapertoservizi.org.