ANNA MANGIAROTTI
Cronaca

Casa Manzoni, icona mondiale: "Da Joyce Carol Oates a Camilleri: l’attrazione fatale per Don Lisander"

Mauro Novelli, neopresidente del Consiglio direttivo del Centro studi: il museo attira sempre più visitatori "Quella dell’autore dei Promessi Sposi è una figura complessa, offriamo tante chiavi per comprenderla".

Mauro Novelli presidente del Consiglio direttivo del Centro Nazionale Studi Manzoniani

Mauro Novelli presidente del Consiglio direttivo del Centro Nazionale Studi Manzoniani

A Casa Manzoni, su una targa murata nel portico, si legge: "Verrà tempo che gli uomini si recheranno a visitare la casa di questo grande italiano come luogo sacro..."

Professor Mauro Novelli, ora eletto presidente del Consiglio direttivo del Centro Nazionale Studi Manzoniani, lo conferma?

"Sì, quel tempo è venuto, come dimostrano gli oltre 20.000 ingressi annuali al Museo, onorato nel 2023 dalla presenza del presidente Mattarella. Fu Angelo Stella a volere riportare quest’auspicio di Niccolò Tommaseo (origine croate, patriota italiano e di Manzoni amico a Milano ndr).

Ironico e scintillante, il suo predecessore, studioso dai molti allori.

"Tante le sue imprese, indimenticabili le conversazioni capaci di incantare quanti gli facevano visita al numero 1 di via Morone, nel ventennio o quasi della presidenza (dal 2005 al 2023). Tentiamo di tenere viva la sua voce sommessa e ferma, la sua lezione di discrezione".

Molto manzoniana?

"Il più riservato, tra i maestri della letteratura italiana, è senz’altro don Lisander. Lezione molto milanese".

Grave responsabilità, la sua?

"Come dicevo occorre discrezione, che significa anche saper discernere tra tante proposte, evitando sempre la retorica. Abbiamo iniziato completando il nuovo sito: molto funzionale, con una versione inglese, ma anche cinese: credo sia l’unica casa museo ad averla. L’obiettivo è aprire le nostre stanze ai tanti turisti che oggi visitano Milano, oltre che alla cittadinanza e alla comunità scientifica".

E non mancano i visitatori illustri.

"No davvero, di recente è venuta Joyce Carol Oates, in occasione del Festival del Noir. Casa Manzoni in effetti è diventata un polo di attrazione anche per i migliori scrittori contemporanei, grazie soprattutto alle iniziative del Circolo dei Lettori di Milano, diretto da Laura Lepri".

Prelibate, le recenti “Ricette di Casa Manzoni”. Ma anche i “Materiali per una teoria dell’arte drammatica” sono stati curati da mani femminili.

"Sì, da Monica Bisi, trascrivendo appunti di Manzoni, con postille di Voltaire, Batteux, Schlegel, brani di Rousseau, D’Alembert, recensioni di Goethe.. È l’ultima uscita dell’Edizione nazionale ed europea delle opere di Manzoni. Fra i nostri obiettivi, completarla entro il 2029: siamo a due terzi".

Peculiare la femminilità?

"Faccio notare che anche a capo del comitato scientifico dell’edizione nazionale è appena stata eletta Giulia Raboni, manzonista di grande valore, e pure membro del Consiglio direttivo che mi trovo a presiedere, accanto ad altre due studiose: Mariella Goffredo, vicepresidente, già direttrice della Biblioteca Braidense e Silvia Morgana, accademica della Crusca. Mi conforta molto poter contare su di loro".

Intimorisce chi attende in cima allo scalone?

"Eh! Don Lisander mette sempre riverenza, anche se lo studi da tempo".

Professore, docente alla Statale, lei ha confidenza anche con il dialettale Porta, riconosciuto da Manzoni “testa fina”, e con Camilleri che in via Morone fece visita...

"Come tanti, in gioventù Camilleri non sopportava Manzoni. E come tanti ha poi cambiato idea, fino a ritenerlo un capolavoro del ‘900, non dell’800. È stata la lettura della “Storia della colonna infame” a fargli considerare contemporaneo l’autore".

Difficile amarlo nell’adolescenza?

"Quella di Manzoni è una figura complessa, sfuggente, difficile da padroneggiare anche per via della vita smisurata (quasi 90 anni). Ma il Museo offre tante chiavi per comprenderlo: a partire dallo studio e dalla camera dove è mancato, rimaste quali lui li ha lasciati".

E ha lasciato una lingua.

"Se ne è impadronito con grandissimo sforzo. Facendo un’operazione politica".

Nel gran revival di Mussolini, diciamo che fu lui a voler che Casa Manzoni tornasse in mano pubblica, alla fine degli anni ’30?

"Fu il filosofo Giovanni Gentile a suggerirglielo. E ad acquistare la Casa fu la “gloriosa” Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde".

Evoluta in Banca Intesa, il suo sostegno è sempre fondamentale.

"Nostro presidente onorario è infatti il professor Giovanni Bazoli, al quale dobbiamo molto. La vicinanza è anche fisica: quello che un tempo fu il giardino di Manzoni oggi è un suggestivo spazio esterno nel percorso delle Gallerie d’Italia, grande polo museale della banca. Si può passeggiare tra tigli, magnolie, e sculture di arte contemporanea, nel cuore di Milano".