SIMONA BALLATORE
Cronaca

Se la casa in città è impossibile. Gli impiegati e gli operai possono permettersi 30 metri quadri in periferia

La nuova analisi sul rapporto tra gli stipendi e il mercato immobiliare. Cara Milano, ma anche in provincia è difficile andare oltre i 50 metri quadri

La ricerca di una casa a Milano è una corsa ostacoli per chi non ha redditi adeguati

La ricerca di una casa a Milano è una corsa ostacoli per chi non ha redditi adeguati

Milano, 13 marzo 2025 – Un operaio, con un reddito netto medio di 1.360 euro, oggi potrebbe permettersi di comprare un “alloggio“ (le virgolette sono d’obbligo) di 19 metri quadri a Milano. Diventano 25 per le tasche di un impiegato che guadagna 1.836 euro netti al mese. Un ricercatore a tempo determinato potrebbe puntare a 14 metri quadri su per giù in centro, che diventano 15 in “semi-centro“ e 37 nel resto della città. E in affitto? Se guarda tra i quartieri oltre le mura, può puntare ai 34 metri quadri. A incrociare stipendi e costi dell’abitare è l’ultimo rapporto di Oca - Osservatorio Casa Abbordabile, nato in partnership con il Consorzio Cooperative Lavoratori Ccl, la coop Delta Economics e con il supporto scientifico del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. Un osservatorio che, oltre a fotografare la cara-Milano, quest’anno allarga il suo sguardo, coinvolgendo oltre 300 Comuni: “Abitare fuori Milano - L’abbordabilità della casa tra città attrattiva e regione urbana“ è il focus della ricerca. 

Il nodo dei redditi

Primo fronte: redditi. “Crescono poco e in modo polarizzato: si allarga la forbice tra costi abitativi e capacità economica – spiegano i ricercatori –. Il 55,4% dei contribuenti dichiara un reddito lordo inferiore a 26mila euro all’anno, il 32,3% inferiore a 15mila euro all’anno”. Stipendi che fanno poi i conti con i costi dell’abitare: tra il 2015 e il 2023 i prezzi di compravendita degli immobili residenziali sono cresciuti del 58% e i canoni di locazione del 45%, mentre i salari di operai e impiegati crescono rispettivamente del 9% e del 10%. 

Fuori mura

L’indice dei metri quadri abbordabili è stato calcolato sul salario netto delle diverse categorie Inps. “Dal 2015 la riduzione di metri quadrati abitabili appare particolarmente pesante per le qualifiche medio-basse (operai) che vedono l’indice di metri quadri abbordabili ridursi del 16,7%, mentre le qualifiche centrali (impiegati e quadri) vedono riduzioni meno pesanti (rispettivamente 12,7% e 12,1%) e i dirigenti riducono il loro indice dell’8,2%”, proseguono i ricercatori. E fuori Milano? Sono stati presi in considerazione i 60 chilometri quadri intorno alla città, a cavallo di sette province. Un territorio molto variegato: alcuni comuni vicini a Milano presentano redditi medi più elevati, come ad esempio Basiglio e Cusago, altri come Baranzate o Rozzano hanno redditi medi particolarmente bassi. Guardando l’accesso alla casa, in buona parte dei territori analizzati la percentuale di proprietari è superiore alla media italiana e in alcune aree la percentuale di locazione è quasi nulla. 

Dalla Brianza a Pavia

“Considerando l’indice di abbordabilità, che assume come riferimento il 30% del reddito medio nel comune e calcola i metri acquistabili con mutuo, si nota come un reddito medio non sia sufficiente per acquistare un’abitazione di 50 metri quadri in buona parte della cintura del territorio di Milano, nei poli urbani come Pavia, Lodi, Abbiategrasso, Magenta, Treviglio e in tutta la Brianza lungo le direttrici maggiormente infrastrutturate”. Per un lavoratore con uno stipendio di 1.500 euro lordi al mese sono “abbordabili“ i comuni più “scollegati“, con tempi di pendolarismo elevati. Resta una soluzione, ma costosa e faticosa. “In affitto la situazione migliora, ma resta critica – aggiungono dall’osservatorio – l’incidenza di affitto, trasporti e tempo di viaggio non scende mai sotto il 30% del salario netto e nei comuni più accessibili al trasporto pubblico si avvicina al 60%”.

Vecchi pregiudizi

“La nuova edizione del rapporto “Oca“ rimette al centro un tema mai affrontato in una prospettiva strategica, strutturale e operativa: quello della Città Metropolitana. Milano senza la sua area metropolitana non sarebbe la Milano che è – conclude Alessandro Maggioni, presidente di Ccl –. Occorre guardare al mondo che c’è fuori Milano, non come a una disperata scelta per pezzenti, bensì come valida alternativa di buona vita in una giusta casa. Senza un potenziamento radicale della rete di accesso metropolitano al capoluogo, ogni discorso sulla mobilità dolce cade in contraddizione. Oggi ci sono le condizioni per ripensare a una nuova fase programmatica sul trasporto metropolitano, per rispondere al bisogno abitativo di tutte quelle persone normali che, ogni giorno, contribuiscono a fare di Milano la brillante città di cui tutti parlano”. Prossimo step: l’analisi di casi studio emblematici a partire da Cusano Milanino, Rozzano e Baranzate.