SIMONA BALLATORE E VALENTINA TARANTINO
Cronaca

Strage alla Casa per Coniugi, le sei bare in un Duomo semi deserto e la rabbia dei parenti: “Vogliamo giustizia”

Milano, poche persone e istituzioni quasi assenti ai funerali per gli anziani morti nell’incendio. Le nipoti di una vittima: “Nessuno ci ha avvisate, abbiamo scoperto del rogo dai telegiornali”

I funerali in Duomo per le sei vittime dell'incendio della Rsa Casa per Coniugi

Milano – Bianco e rosso: questi i colori delle rose che ricoprono le sei bare posate l’una accanto all’altra davanti all’altare del Duomo di Milano. È il giorno dell’ultimo saluto a Nadia Rossi, Laura Blasek, Mikhail Duci, Anna Maria Garzia, Loredana Labate e Paola Castoldi, vite travolte dal rogo divampato il 7 luglio nella Rsa Casa per Coniugi del Corvetto. Mentre fuori il vento e la pioggia infuriano e il cielo sembra riflettere tutta la cupezza del lutto cittadino, all’interno l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, allude a una "aurora di vita eterna", quasi a una nuova, luminosa alba che attende le vittime di questa tragedia ingiustificata.

Ma le parole dell’arcivescovo rimbombano nelle ampie navate semivuote: tra i cittadini milanesi sono in pochissimi ad aver preso parte alle esequie. Sembra mancare, insomma, quel senso di comunità tanto invocato nell’omelia. "No, non è vero. Tu non sei un niente che si perde nel nulla - dice forte Delpini, quasi rivolgendosi alle vittime, chiamandole poi per nome, una ad una –. No, non è vero. Tu non sei una solitudine desolata che è destinata a svanire senza che alcuno ne senta la mancanza. Anche se non hai nessuno della famiglia, anche se nessuno verrà alla tua tomba per deporre un fiore, tu non sei solo. No, non è vero. Tu non sei una storia che nessuno ascolta, anche se il tuo racconto è talvolta un po’ confuso e tra i tuoi ricordi fatichi a ripescare un nome".

Al termine della funzione l’arcivescovo ringrazia le delegazioni di soccorritori, della Sant’Egidio e della Chiesa copta (ha concelebrato i funerali anche un sacerdote copto per ricordare il credo di Mikhail Duci) e stringe la mano ai parenti delle vittime.

Sul sagrato, quando ormai i carri funebri sono lontani, dopo un applauso di commiato resta la loro rabbia. Che prende forma nelle parole di Carmela Papaluco e Filomena Gemellaro, nipoti di Laura Blasek, una delle donne rimaste carbonizzate: "Siamo tanto arrabbiate perché nessuno ci ha contattato quando è scoppiato l’incendio, noi siamo venute a conoscenza di una cosa del genere tramite il telegiornale – denunciano –. Non è vero che nostra nonna non aveva parenti".

"Quando si decide di affidare un parente a una struttura così si spera che stia bene e non che succeda quello che è successo. Nonna era una persona forte, sapeva nascondere anche i lati oscuri: diceva che andava tutto bene. Ora chiediamo solo giustizia, nient’altro", ribadiscono.

"In questa giornata di lutto cittadino Proges Cooperativa Sociale rinnova il proprio sentito cordoglio e la propria vicinanza alle famiglie e ai conoscenti di coloro che sono mancati - la nota inviata dalla coop che gestisce la Casa per Coniugi al termine delle esequie -. Un ringraziamento è rivolto alle forze dell’ordine, alla Protezione Civile, agli operatori sanitari e a tutti i dipendenti di Proges, che con dedizione sin dalle prime ore hanno lavorato per garantire la messa in sicurezza, il benessere e la tranquillità degli ospiti della “Casa dei Coniugi” e dei loro familiari".

Si resta a disposizione degli inquirenti: "Attraverso la collaborazione costante con le autorità incaricate, Proges rimane impegnata nell’accertamento della verità e auspica che possa essere fatta luce al più presto sulle cause e sulle responsabilità dell’accaduto", si legge ancora, con un ringraziamento finale all’arcivescovo Delpini "per la vicinanza riservata agli ospiti, familiari, conoscenti e dipendenti sin dall’indomani della tragedia e per la celebrazione dei funerali".

Sugli scalini si ferma una signora, Marisa Negri, che conosceva tutte e sei le vittime (sua madre era stata ricoverata in passato nella Casa per Coniugi). Aveva parlato con Nadia Rossi giusto una decina di giorni prima della strage. "Nadia mi ha subito detto che dopo il Covid le cose avevano cominciato a non funzionare bene: mancava personale, non c’era assistenza come prima – afferma con voce tremante –. Io sono stata lì due anni e mezzo con mia mamma, ero lì mattina, mezzogiorno e sera e vedevo che erano accuditi bene, qualche volta poteva mancare qualcuno perché malato, ma da dopo il Covid la cosa è peggiorata. E così è successa questa tragedia. È stato un colpo al cuore. Li conoscevo tutti e sei".